Una nuova tragedia si aggiunge alle tante già compiute dallo Stato Islamico: i jihadisti hanno decapitato l’archeologo Khaled Asaad, capo dei servizi archeologici dell’antica città romana di Palmira, in Siria, dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’umanità. Lo rende noto oggi la Bbc, confermando quanto già riferito dal direttore delle belle arti siriane, Maamoun Abdulkarim, che dice di essere stato informato dalla stessa famiglia dello studioso.
Asaad, 82 anni, era definito il “custode” di Palmira avendovi lavorato per quasi 50 anni: era infatti noto in tutto il mondo per le sue pubblicazioni scientifiche e considerato uno dei più grandi esperti in materia. I miliziani dell’Isis lo avevano arrestato a maggio, dopo essere riusciti a prendere possesso del sito archeologico. In prigionia da oltre un mese è stato sottoposto alle interrogazioni dei militanti sunniti radicali, la corrente ultra ortodossa dell’Islam. Prima dell’arrivo dei miliziani, Asaad era riuscito a nascondere centinaia di statue in un luogo sicuro.
La notizia della morte è stata comunicata dalla famiglia della vittima, che ha riferito che l’uomo è stato ucciso con un coltello dopo il tramonto davanti a una folla e il suo corpo appeso a una colonna nella piazza principale di Palmira. “La costante presenza di questi criminali nella città è una vergogna e un cattivo presagio per ogni colonna e per ogni frammento archeologico lì preservato”, afferma Abdulkarim.
Si teme ora che lo Stato Islamico possa mietere ancora vittime a Palmira, uno dei principali siti archeologici nel Medio Oriente che l’Isis ha conquistato lo scorso 21 maggio dopo il ritiro dell’esercito di Bashar al-Assad. Il rischio è anche che l’intera città venga rasa al suolo dalla furia dei jihadisti, che già hanno devastato diversi insediamenti storici nel territorio sotto il loro controllo. Secondo l’Unesco, l’eventuale distruzione di questo tesoro archeologico sarebbe “una perdita enorme per l’umanità”.