Strasbourg Cathedral or the Cathedral of Our Lady of Strasbourg

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"La cattedrale di Strasburgo: un'amante che ci attrae irresistibilmente"

Il cardinale Paul Poupard inviato speciale in Alsazia per le celebrazioni dei mille anni delle fondamenta della monumentale cattedrale, “segno dell’unità della Chiesa particolare di Strasburgo”

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È come “un’amante” la cattedrale di Strasburgo: essa “ci attrae irresistibilmente, perché testimonia in modo visibile una realtà invisibile”. Con questo originale parallelo il cardinale Paul Poupard, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Cultura, ha celebrato i mille anni delle fondamenta della monumentale cattedrale, lo scorso sabato 15 agosto. Nella sua omelia – riportata da L’Osservatore Romano – l’inviato speciale del Papa ha sottolineato come la monumentalità “senza timidezza” della cattedrale esprime “a meraviglia la vasta dimensione dell’ospitalità che ci offre”. Essa infatti “richiama, attira, orienta verso il mistero centrale, tutto d’interiorità”, dove l’infinito di Dio “si manifesta nella piccolezza della sua vicinanza incarnata, l’Emanuele, Dio fatto uomo nel grembo della Vergine Maria, con noi e per noi”.

Tornando indietro nel tempo, il porporato ha poi rammentato come sia stato il vescovo Werner nell’XI secolo a promuovere la costruzione dell’edificio sacro, di cui restano le fondamenta riutilizzate a partire dal 1277 dal vescovo Conrad di Lichtenberg. Da allora, fino ai nostri giorni, questo tesoro per la città di Strasburgo non “ha mai smesso” di beneficiare “dell’apporto dei creatori di arte sacra, per la bellezza delle celebrazioni liturgiche”, divenendo così il luogo del raduno dei fedeli attorno al pastore e “segno dell’unità della Chiesa particolare di Strasburgo” affidata al mandato pastorale dei vescovi “di insegnare, battezzare, celebrare l’Eucaristia, riunire e guidare il popolo di Dio”.

Tra i ricordi del cardinale anche qualche nota personale, come la prima visita alla cattedrale avvenuta 60 anni fa, quando da giovane studente di teologia venne a Strasburgo per preparare la tesi di dottorato. In quell’occasione scoprì questo edificio sacro “unico al mondo” che suscitò una “ammirazione continuamente riemergente e continuamente rinnovata in ognuno dei miei reiterati soggiorni in Alsazia”.

Grazie all’anno giubilare, ma anche “al flusso ininterrotto di quattro milioni di visitatori”, sono tanti i fedeli alsaziani che hanno potuto “scoprire o riscoprire la grazia di questa cattedrale”. In questa occasione di festa, ha proseguito il porporato, “siamo venuti, con un solo cuore e una sola anima, a ricordare la nostra storia tormentata, a professare la nostra fede presente e ad attestare la nostra grande speranza condivisa, ognuno di noi, pietra vivente, membro incomparabile del corpo di Cristo che è la Chiesa in cammino”.

Infatti, questo “specchio di pietre millenarie è per noi come uno slancio del tempo perituro, verso un oceano di eternità abissale”, ha detto ancora Poupard. Essa “è un simbolo eretto dalla terra verso il cielo, per accogliere un dono che viene dal cielo”. Ed è anche il luogo “di un duplice mistero: il mistero di Dio incarnato in Gesù Cristo che si dona nella celebrazione del sacrificio eucaristico”, e il mistero del popolo di Dio che “è la Chiesa, riunita attorno al vescovo e ai sacerdoti suoi collaboratori, per celebrare quel mistero pasquale che la fonda e la struttura, la nutre, la vivifica e dal quale trae la sua stessa vita”. La cattedrale di Strasburgo, ha rimarcato l’inviato del Papa, è “costruita per accogliere Dio, è anche degli uomini capaci di accogliere l’uomo, ogni uomo, il mio simile, mio fratello, creato a immagine e a somiglianza di Dio”. Dunque possiamo definirla come “l’ampliamento dell’uomo, la fondazione di una città di pietre vive il cui cemento è l’amore”. 

L’ultima riflessione del cardinale è sulla Vergina Maria, in occasione della Solennità dell’Assunzione. Invitando a condividere in famiglia “la gioia della nostra Madre del cielo”, egli ha pregato affinché la Madonna “la prima in cammino, come noi amiamo cantarla”, trascini l’umanità “dietro a lei, attraverso le gioie e le sofferenze di cui ogni vita conosce il peso e il prezzo”, verso “un’eternità di felicità, di gioia e di amore, dove lei ci ha preceduti presso suo figlio”. Nel contemplare Maria e il suo volto, ha concluso, “intravediamo un poco la bellezza di Dio e la sua bontà, la sua tenerezza e la sua misericordia, che ci invita a condividere la sua vita, già nella Chiesa della terra, oggi, e un giorno, nella pienezza, nei cieli”. Maria “è stata elevata al cielo corpo e anima”, ha soggiunto, dunque anche “per il corpo c’è un posto in Dio. Il cielo non è più per noi un regno lontano e sconosciuto” da quando vi dimora la Vergine. Ella è come una madre di famiglia che “tiene sempre spalancata la porta di casa per tutti i suoi figli, piccoli e grandi”, che “è sempre felice di accoglierli, quali che siano i mutamenti della vita”. “E Dio sa se ce ne sono, in tutte le nostre famiglie”.

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ZENIT Staff

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