Planned Parenthood

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Planned Parenthood: parla il giovane che ha svelato lo scandalo

David Daleiden, fintosi acquirente di feti, per oltre due anni è entrato nella grande industria abortista e ha assistito alle macabre pratiche. Tutto ciò per “vocazione”…

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Parti del corpo di feti appena abortiti vendute come fossero merce. Ad un mese dall’uscita del primo video che ha inchiodato alle proprie responsabilità il più grande fornitore di aborti degli Stati Uniti – la Planned Parenthood – lo scandalo è ormai di dominio pubblico in tutto il mondo. E il merito di aver svelato questa macabra realtà, lo si deve al ventiseienne David Daleiden.

Appartenente all’ong Center for Medical Progress, questo giovane si è armato di telecamera e per due anni e mezzo ha ripreso ciò che avveniva dietro le quinte della Planned Parenthood. La sua inchiesta giornalistica, che ha chiamato “Capitale Umano”, ha prodotto 12 video. Finora ne sono stati diffusi 5, per gli altri è stata emessa da un Tribunale l’ordinanza di divieto di pubblicazione su richiesta di un’altra azienda coinvolta, la StemExpress, società californiana che fornisce tessuto fetale per i ricercatori.

Intervistato dal National Catholic Register, Daleiden ha parlato della sua iniziativa e della sua fede cattolica. Quest’ultima, ha confidato, è sorta in lui gradualmente attraverso il lavoro a favore della vita che svolge con il Center for Medical Progress. Il giovane ha spiegato che lui stesso è “figlio di una gravidanza difficile”: sua madre rimase incinta, non ancora sposata, durante il primo anno di college. Il matrimonio tra i suoi genitori avvenne quando lui era già nato. Egli si considera un “sopravvissuto all’aborto”, come del resto – continua – lo sono tutti gli americani “nati dopo il 1973”, anno in cui l’aborto venne depenalizzato negli Stati Uniti.

Sarà stato forse per questa esperienza di difficoltà della madre durante la gravidanza, sta di fatto che Daleiden decise di iniziare la sua militanza tra i gruppi pro-life quand’era ancora molto giovane, appena quindicenne. Ha continuato per anni ad abbinare l’attività scolastica con quella a favore dei nascituri, fino a maturare la consapevolezza, di pari passo con la maturità religiosa, che questa sua attitudine fosse una vocazione. “Avevo passione per l’attività pro-life, ed è presto diventato chiaro che questo era ciò che Dio voleva che facessi”, dichiara.

Parlando della sua inchiesta giornalistica, Daleiden afferma che essersi introdotto nel cuore dell’industria dell’aborto e aver assistito a simili operazioni, “è stata la cosa più difficile” che ha dovuto sopportare. La sua testimonianza smentisce chi crede che certi luoghi siano inaccessibili ai più. “Abbiamo pronunciato le ‘parole magiche’, ossia che volevamo acquistare alcune parti di feti – spiega -, e così abbiamo ottenuto l’accesso ai più alti livelli della Planned Parenthood”.

Daleiden è rimasto sorpreso dall’atteggiamento dei medici che effettuano queste operazioni. Egli ha spiegato che vivono una situazione “conflittuale”, cercano di “razionalizzare” il lavoro che compiono di modo da esorcizzare “il dolore e il rimorso che in realtà sentono”. Ha raccontato che uno dei medici con il quale ha parlato, aveva gli “occhi umidi” mentre parlava dei dettagli della procedura per l’asportazione delle parti del corpo dei feti.

Un moto di repulsione per un’attività che evidentemente colpisce la coscienza umana. Ma che prestigiose aziende fanno svolgere abitualmente. Daleiden muove a tal proposito un’accusa scioccante. Afferma che uno dei massimi dirigenti di un’azienda coinvolta dallo scandalo gli ha rivelato durante una conversazione di aver ricevuto feti “completamente intatti”.

E considerando che i mezzi chimici usati per l’aborto uccidono le cellule e rendono il feto inutilizzabile, il giovane pro-life ritiene che quelli non fossero feti ma bambini consegnati vivi e uccisi per commercializzarne gli organi. “Il modo in cui i bambini sono morti è una questione legale, stiamo parlando di infanticidio: la querela viene utilizzata per coprire le prove di un’attività criminale”. Con queste parole Daleiden commenta l’azione legale che gli ha mosso contro la società di cui parla.

Che la sua inchiesta abbia infastidito qualcuno di molto in alto è testimoniato dalle minacce che continuamente sta subendo, con tanto di avvisi di pedinamenti. Nonostante ciò, Daleiden è pronto a proseguire il suo impegno pro-life. Il timore per le minacce viene compensato dal sostegno e dallo stupore di tanti cittadini americani: se fino a ieri credevano alla propaganda di Planned Parenthood quale gruppo filantropico, dopo aver visto questi video chiedono alle istituzioni di intervenire per fermarne lo scempio.

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Federico Cenci

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