Syrian children in the Zaatari refugee camp

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"Perché i ragazzi tornino a scuola". L'impegno della Cei per i rifugiati iracheni in Giordania

Mons. Galantino, in visita ai campi profughi, ha annunciato ieri il progetto della Chiesa italiana per assicurare l’istruzione scolastica a ragazzi che da oltre 12 mesi ne sono privi

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Il primo settembre i 1.400 rifugiati iracheni, giunti in Giordania nell’estate dello scorso anno dalla Piana di Ninive dopo la cacciata dei cristiani, torneranno sui banchi di scuola. Il Segretario generale della Cei, mons. Nunzio Galantino, in visita ai campi profughi allestiti in Giordania, ha annunciato sabato 8 agosto quest’impegno della Chiesa italiana, volto ad assicurare l’istruzione scolastica a ragazzi che da oltre dodici mesi ne sono rimasti privi.

“D’accordo con il cardinale presidente (Angelo Bagnasco), a nome di tutti i vescovi italiani e dei cittadini che hanno scelto di destinare l’8×1000 alla Chiesa cattolica, ho voluto sostenere appieno il progetto che – attraverso la Nunziatura e in accordo con il Patriarcato latino – permetterà a famiglie rimaste prive di tutto di far riprendere ai propri figli un cammino formativo.

“L’iniziativa – continua il segretario generale – da una parte risponde pienamente all’appello di Papa Francesco a ‘non assistere muti e inerti di fronte a tale inaccettabile dramma’; dall’altra, pone un tassello decisivo per evitare che queste migliaia di persone si avventurino in marce e attraversate con l’illusione di riparare altrove. Aiutiamoli a restare in Medio Oriente: sarà un modo concreto per contribuire ad assicurare anche per il domani una presenza cristiana in questa terra”.

 

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ZENIT Staff

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