“Seguo con viva preoccupazione le notizie che giungono da El Salvador, dove negli ultimi tempi si sono aggravati i disagi della popolazione a causa della carestia, della crisi economica, di acuti contrasti sociali e della crescente violenza”. Così il Papa oggi, al termine dell’Angelus, ha rivolto un pensiero al paese centroamericano per il quale ha auspicato il rifiorire di giustizia e pace.
La terra del beato Oscar Romero è stata infatti colpita negli ultimi giorni da una forte ondata di violenza – come accade ormai periodicamente da alcuni anni – causata in gran parte dalle bande giovanili, le cosiddette “maras”.
Sono questi gruppi ‘gangster’ composti da 60 mila persone che, su un paese di circa 60 milioni di abitanti, fanno sentire la propria voce attraverso omicidi, rapine, scioperi. Solo nel primo semestre di quest’anno le “maras” hanno ucciso circa tremila persone, tra queste 13 militari e 40 poliziotti, l’ultimo proprio stamattina, assassinato da due uomini armati al confine con l’Honduras. Senza dimenticare, poi, i numerosi giovani, membri delle diverse bande, morti nelle lotte di territorio.
Strategia delle “maras” è di portare il livello di violenza all’esasperazione, in modo da costringere lo Stato a negoziare una tregua. Nelle ultime settimane la situazione è del tutto peggiorata, a cominciare dallo sciopero dei trasporti pubblici imposto dalle gang che ha paralizzato El Salvador.
All’appello del Papa si è aggiunto pure quello della Chiesa salvadoregna che ha rinnovato l’invito alla pace, rifiutando al tempo stesso qualsiasi tregua con le “maras”. La motivazione è che ques’ultime spesso in passato hanno usato tali “pause” di dialogo quale pretesto per rinforzare il loro apparato militare.
L’arcivescovo di San Salvador, mons. Luis Escobar Alas, in occasione della festa del patrono El Salvador, giovedì scorso, ha detto nella sua omelia: “In questo momento di molta sofferenza, di dolore e di lutto che vive il Paese, ci dobbiamo rinforzare tutti nella fede e nella speranza affidandoci alla misericordia divina”. L’arcivescovo ha concluso richiamando tutti alla preghiera.