Asia Bibi: "Non vedo l'ora di vedere di nuovo il cielo, le stelle e la luna"

La rete CitizenGo ha diffuso sul web una lettera in cui la cristiana pakistana, in carcere da 6 anni con l’accusa di blasfemia, ringrazia quanti si stanno impegnando per il suo caso

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La piattaforma CitizenGo, impegnata nella difesa dei diritti umani e delle libertà fondamentali dell’uomo, ha diffuso in questi giorni sul web una lettera firmata da Asia Bibi, la madre cristiana pakistana da circa sei anni in carcere per false accuse di blasfemia.

Un messaggio da vera testimone di fede, in cui la donna ha voluto inviare il proprio grazie a tutti coloro che nel mondo si stanno mobilitando per risolvere questa “situazione in cui sono stata ingiustamente coinvolta”, come scrive.

“Non ho parole per esprimere la mia gratitudine – si legge nella missiva – perché avete fatto conoscere la mia storia. So che mi siete vicini e Dio Onnipotente è pronto a rispondere alle vostre preghiere e a tutti gli sforzi che state continuando a fare per me e per la mia famiglia”.

“Non ho commesso nessun reato”, ribadisce poi Asia, “non avrei mai pensato che la mia famiglia dovesse affrontare una vicenda così terribile, specialmente le mie figlie Esha e Eisham, che allora erano molto piccole”.

Tuttavia, la donna si dice speranzosa: “Presto sarò di nuovo in mezzo a voi, per la grazia del Signore”, afferma. “Non vedo l’ora di sentire di nuovo il sole e il freddo, di vedere il cielo aperto, le stelle e la luna”. Quindi l’appello: “Vi prego di continuare a pregare per liberarmi da questo buio, così potrò stare con voi alla luce del sole”.  

La pena per la Bibi, dopo la prima sentenza d’appello, è stata sospesa nel terzo e definitivo grado di giudizio. Il suo caso è al riesame della Corte Suprema che ha ammesso il ricorso della difesa, tenendo anche conto della pressione internazionale.

Si attende la prossima udienza, intanto, seguendo la richiesta della stessa Asia, ma anche del marito e delle figlie – impegnati in un tour in tutto il mondo per far conoscere il caso della donna e chiedere sostegno -, si continua a pregare perché prevalga la ‘giusta giustizia’.

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ZENIT Staff

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