Ripresa da organi di stampa in tutto il mondo, a metà luglio è uscita la notizia di un video che svela la vendita di parti del corpo di bambini abortiti da parte di Planned Parenthood Federation, la maggiore industria di aborti negli Stati Uniti.
Sono seguiti altri video e nel frattempo, dopo la petizione lanciata da Lifenews, i membri del Congresso hanno dato il via ad un’indagine e lanciato un progetto di legge per bloccare i finanziamenti federali alla Planned Parenthood.
La notizia è stata smentita dalla Planned Parenthood, che afferma di esercitare attività in favore della salute delle donne e di avere il migliore staff del Paese. I video – secondo l’industria – sarebbero una frode perché fatti da “estremisti”. Questo l’appellativo nei confronti degli autori dei filmati, giornalisti appartenenti al Center for Medical Progress, che si dedica ad inchieste sul mondo della medicina.
L’ultimo video, il quinto, è uscito il 4 agosto. Sempre sotto copertura, mostra Melissa Farrel, Direttore della Ricerca per la Planned Parenthood “Gulf Coast”, che fa pubblicità a una ramo texano dell’industria che si occupa di seguire la vendita di tessuti fetali ed è esperto nella consegna di bambini abortiti totalmente intatti.
Il video, secondo Lifenews, sembra essere la risposta al fermo che il Congresso ha dato al progetto di legge che chiede di togliere i fondi pubblici alla Planned Parenthood e di darli invece ad associazioni che aiutano le donne, discusso lunedì 3 agosto e fermato prima di poter essere approvato o rigettato.
Lo scandalo della Planned Parenthood comincia con un video di 2 ore in cui la dr.ssa Deborah Nucatola, Senior Director del servizio medico dell’industria, ammette di usare bambini abortiti tramite aborto tardivo (partial-birth abortions) per fornire parti del corpo integre e vederle per esperimenti.
La Nucatula ammette che Planned Parenthood raccoglie campioni di parti del corpo di bambini, usa le procedure illegali dell’aborto tardivo per ottenere parti vendibili, è consapevole della sua responsabilità e prende provvedimenti per non farsi scoprire.
Altri video portano alla luce i misfatti della fabbrica degli aborti. Un video riprende la dr.ssa Mary Gatter, Direttore Medico della Planned Parenthood di Pasadena e di San Gabriel Valley in California, Presidente del Consiglio dei Direttori, comitato centrale di tutte le Planned Parenthood in Usa, che discute sui prezzi delle parti del corpo dei bambini abortiti: i prezzi per fegato, testa o cuore sono negoziabili.
Il 30 luglio scorso un altro video mostra la dr.ssa Savita Ginde, vice presidente e Direttore Sanitario della Planned Parenthood delle Montagne Rocciose, mentre tratta la vendita delle parti del corpo del bambino, suggerendo vie per evitare conseguenze legali.
Il progetto di legge che propone di spostare i finanziamenti a Planned Parenthood verso “organizzazioni come i centri di salute locali, che servono la popolazione a basso reddito, provvedendo direttamente alla salute delle donne di tutto il Paese”, come ha spiegato il Leader della Maggioranza al Senato Micht McConnell, trova la decisa opposizione di Hillary Clinton, già Segretario di Sato Usa e candidata alle elezioni presidenziali del 2016.
“Sono orgogliosa di schierarmi con Planned Parenthood, non smetterò mail di battermi per proteggere la possibilità e il diritto di ogni donna in questo Paese di scegliere per la propria salute”, ha affermato la Clinton.
Sono in tanti gli americani a non pensarla come lei. Oltre a membri repubblicani del Congresso, 12 Stati (Sud Carolina, Florida, Tennessee, Massachusetts, Kansas, Missouri, Arizona, Indiana, Ohio, Georgia, Texas e Louisiana) hanno finora iniziato un’investigazione sulla Planned Parenthood. Bobby Jindal, Governatore della Louisiana, secondo Lifenews avrebbe cancellato un contratto di Stato, pagato con i soldi dei contribuenti, con la Planned Parenthood.
Continua inoltre la pressione dell’opinione pubblica. Dopo che anche alcune note aziende hanno deciso di annullare i propri finanziamenti all’industria degli aborti, è stata lanciata una petizione indirizzata ai responsabili di aziende che compaiono ancora come donatori della Planned Parenthood: Adobe, Bank of America, Bath & Body Works, Ben & Jerry’s, Converse, Deutsche Bank, Dockers, Energizer, Expedia, Groupon, Intuit, Johnson & Johnson, La Senza, Liberty Mutual, Microsoft, Nike, Oracle, PepsiCo, Pfizer, Starbucks, Susan G. Komen, Wells Fargo, Tostitos e Unilever.