Si è svolta ieri, con una cerimonia solenne, l’ordinazione episcopale di mons. Joseph Zhang Yinlin, 44 anni, come nuovo vescovo coadiutore di Anyang, nella provincia di Henan. Il presule, già vicario generale della diocesi, era stato nominato il 28 aprile scorso con l‘approvazione pontificia. La cerimonia era inizialmente prevista per il 29 luglio, è stata poi posticipata a ieri, martedì 4 agosto, per volontà della diocesi che ha voluta farla coincidere con la memoria liturgica di San Giovanni Maria Vianney, patrono di tutti i sacerdoti.
“La cerimonia si è svolta in modo tranquillo”, ha commentato a caldo all’agenzia Asia News uno dei sacerdoti che ha partecipato al rito, insieme a numerosi altri preti, religiosi e fedeli che hanno assistito anche grazie al maxi-schermo allestito all’esterno della Cattedrale. La “tranquillità” di cui parla il sacerdote si riferisce soprattutto al fatto che tutti e tre i vescovi ordinanti sono in comunione con la Santa Sede: mons. Shen Bin di Haimen (Jiangsu); mons. Yang Yongqiang di Zhoucun (Shandong); mons. Wang Renlei di Xuzhou (Jiangsu), due dei quali compagni di seminario del neo-ordinato.
Quella di mons. Zhang è la prima ordinazione episcopale pubblica dopo quella di mons. Taddeo Ma Daqin di Shanghai, avvenuta nel luglio 2012 e conclusa con gli arresti domiciliari e l’isolamento del neo-vescovo perché si era dimesso dall’Associazione patriottica. Ma è anche la prima ordinazione sotto il pontificato di Papa Francesco.
Un risultato, questo, – evidenzia Asia News – che sicuramente è frutto di buoni rapporti della diocesi con il governo, ma anche “una conquista della stessa comunità di Anyang e del suo vescovo Tommaso Zhang Huaixin che, pur non disprezzando il dialogo con le autorità governative, ha sempre messo davanti a loro la necessità per lui di obbedire anzitutto alla sua fede”.
Per molto tempo mons. Zhang, vescovo sotterraneo dal 1981 – ricorda l’agenzia – ha rifiutato di essere riconosciuto dal governo e solo quando è stato sicuro che non avrebbe fatto parte dell’Associazione patriottica e avrebbe potuto rispettare le priorità del suo ministero religioso, nel 2004 ha accettato di essere annoverato fra i vescovi ufficiali, spiegando prima a tutti i fedeli della diocesi il passo che stava per compiere. Con tutto ciò, egli ha ottenuto di non iscriversi all’Associazione patriottica.
Ancora oggi, tutti i sacerdoti della diocesi, pur rispettando il governo, hanno a cuore anzitutto l’evangelizzazione, riducendo il più possibile l’influenza dell’Associazione patriottica. Tale atteggiamento ha portato la diocesi ad uno sviluppo considerevole: impegno coi giovani, una comunità di 120 suore (di san Giuseppe, fondate da p. Isaia Bellavite del Pime), preparazione dei seminaristi e dei sacerdoti, impegno nel recupero delle proprietà della Chiesa e messa al servizio della missione. La diocesi offre alla popolazione cure mediche, in particolare oftalmiche, in almeno 11 ambulatori, un ospedale, un asilo. Fortissimo è anche l’impegno nel campo della catechesi, con un centro catechistico e uno per ritiri spirituali, retto da un fratello del nuovo vescovo, anche lui sacerdote.