Lettura

Nel capitolo 11 del Vangelo di Matteo, Gesù si era identificato come la Sapienza di Dio. Nel capitolo 12 si manifesta come autorevole interprete della Legge e “signore del sabato”. L’episodio dei discepoli è considerato dai farisei come l’equivalente di una mietitura, proibita in giorno di sabato. La questione è importante, occupando quel giorno un posto essenziale per la loro religiosità ebraica, ma ridotto a una casistica che ne aveva svuotato la ricchezza spirituale. Gesù, con argomentazioni stringenti e inappuntabili, restituisce al sabato la sua funzione di spazio spirituale per l’azione di Dio, dichiarandosi superiore a Davide, al tempio e allo stesso sabato, ridando poi vigore a quest’azione divina con la sua stessa carne vivente.

Meditazione

C’è sempre qualcuno più grande. Non è questione di dispense dai propri doveri, ma di valori: Gesù allarga gli orizzonti, diventando lui il valore universale. È suonata l’ora decisiva del Regno messianico e, quindi, Gesù è l’unico punto di riferimento in quella scala che non ha altra legge che l’amore per Dio e per il prossimo. Gesù fa riferimento al profeta Osea (6,6) quando afferma: «Misericordia io voglio e non sacrifici». Il Vangelo di oggi va diretto al cuore della vita cristiana. Obbliga a verificare con quale spirito si osservano i comandamenti e le pratiche religiose. Il rispetto esteriore della legge è privo di valore, se non è una risposta personale alla chiamata del Signore e a un’esigenza scritta nella coscienza cristiana. Gesù non giustifica nessun tipo di lassismo, ma non condanna un san Vincenzo de’ Paoli che scriveva: «Non dovete preoccuparvi e credere di aver mancato se, per il servizio dei poveri, avete lasciato l’orazione. Non è lasciare Dio, quando si lascia Dio per Iddio, ossia un’opera di Dio per farne un’altra. La carità è superiore a tutte le regole». All’Eucaristia domenicale, la Pasqua della settimana, può essere applicato quanto scriveva A. J. Hechel a proposito del sabato ebraico: «Il sabato è il sacro nel tempo, potenza dell’eternità». Per un cristiano è un dovere morale partecipare alla celebrazione della Messa e vivere intensamente la domenica, giorno ricco di fraternità e di gioia cristiana. In ordine al cammino della salvezza che ha il suo culmine in Cristo, san Giovanni Paolo II, nella Lettera apostolica Dies Domini ha scritto: «La domenica, più che una “sostituzione” del sabato, è la sua realizzazione compiuta» (n. 59).

Preghiera: Liberami, o Signore, dall’ipocrita vita di un agire senza amore e dall’essere un cristiano truccato e di facciata. Nessuno mi deve possedere, se non tu che sei Amore libero e liberante.

Agire: Prima di ogni azione voglio domandarmi perché e per chi la faccio.

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Meditazione del giorno a cura di mons. Alberto Maria Careggio, vescovo emerito di Ventimiglia-San Remo, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti  info@edizioniart.it