Lettura

La diatriba sull’osservanza del sabato non spegne gli animi dei farisei; anzi, questi si sono maggiormente infiammati, dopo la guarigione di una mano inaridita fatta nello stesso giorno da Gesù, e la sua contro-domanda riguardante la liberazione degli animali accidentati che avveniva senza il rispetto del giorno festivo. Come Dio desidera l’amore più che i sacrifici, così le buone azioni non tengono conto delle regole del sabato. Questo insegnamento di Gesù, più che convincere i farisei, ne aumenta l’ostilità, tanto che tengono consiglio per farlo morire.

Meditazione

Gesù disturba, dà fastidio; è troppo giusto e troppo santo: va eliminato! Con la sua rettitudine, la sua parola, le sue azioni, il suo amore per tutti, i poveri, gli indifesi, gli ultimi, è un rimprovero che smaschera le grettezze, i progetti malavitosi, le congiure delle conventicole oscure, avide di denaro e di potere a tutti i costi. Per questo si cerca la soluzione radicale per farlo tacere per sempre. La formula, velata di sopraffina ipocrisia, la troverà il sommo sacerdote Caifa che, dopo la risurrezione di Lazzaro, si rivolse al Sinedrio con queste parole: «È conveniente per voi che uno solo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera» (Gv 11,50). Senza questo perverso meccanismo non vi sarebbero stati re, imperatori e personaggi ancora ben noti, la cui memoria storica è sotto il manto del vincitore o del dittatore crudele e sanguinario. Pare che non si possa vivere senza costruirsi un rivale. Per tutti c’è sempre l’affermazione del nostro io, del superuomo, nascosto nelle pliche più recondite dell’essere umano. Va tenuto sotto controllo, nella consapevolezza che l’orgoglio può sempre divampare per distruggere il vicino. Nel nostro brano, Gesù si comporta da chi padroneggia la propria vita e la propria morte. Affronta l’odio, la polemica astiosa e l’astuzia dei farisei, ma non accetta lo scontro, non litiga, non si ribella e, se necessario, sceglie l’irreperibilità. Gesù non è un arruffapopolo o un avido procacciatore di consensi che va di piazza in piazza per essere applaudito e votato. No: è il mite e l’umile di cuore che compie la profezia, fatta da Isaìa, del Servo sul quale il Signore ha posto il suo spirito per proclamare il diritto con verità (Is 42,1-3). Questo è il Gesù che amiamo e dobbiamo imitare.

Preghiera: Signore, l’umiltà e la dolcezza sono la forza della verità. Concedi a coloro che si dicono cristiani di non rinunciare a darti testimonianza con spirito retto e animo aperto.

Agire: Amare Gesù e seguire solo lui, sull’esempio dei quattro ragazzini cristiani che a Mosul hanno preferito la barbara decapitazione piuttosto che pronunciare la Shahada islamica, cioè convertirsi a quella religione.

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Meditazione del giorno a cura di mons. Alberto Maria Careggio, vescovo emerito di Ventimiglia-San Remo, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti  info@edizioniart.it