Ora che il vaso di Pandora è stato aperto, per Planned Parenthood cominciano i guai. Dopo la pubblicazione di video che dimostrano il coinvolgimento dei vertici della più grande industria di aborti americana in una enorme attività di commercio di organi e tessuti di feti, diverse multinazionali stanno voltando le spalle al colosso Planned Parenthood e le istituzioni hanno iniziato a mobilitarsi per prendere provvedimenti.
Su 41 aziende che donano privatamente soldi alla Planned Parenthood, molte hanno chiesto di rimuovere il loro nome dalla lista degli sponsor. Tra queste, si leggono nomi importanti come Coca Cola, Ford Motor, Xerox e American Express. Sul medio termine, considerando il potere economico di queste multinazionali e che altri sponsor ancora potrebbero fuggire, si prevede un drastico ridimensionamento del budget della Planned Parenthood, che secondo alcune fonti si aggira intorno agli 1,3 miliardi di dollari.
Alle scelte delle aziende private, si aggiunge la reazione dei governatori di Virginia, Kansas, Missouri e Texas, i quali hanno aperto indagini chiedendo la sospensione dei finanziamenti alle cliniche abortiste in cui è coinvolta Planned Parenthood.
Come ha sottolineato la deputata repubblicana Diane Black, il colosso abortista riceve fondi dei contribuenti ogni anno che ammontano a circa 500 milioni, usati per pagare “circa 327 mila interruzioni di gravidanze ogni anno”. Di qui la sua proposta di legge, il Defund Planned Parenthood Act, che prevede lo stop dei finanziamenti federali alle cliniche abortive fin quando non saranno concluse le indagini sul caso.
Una legge simile – come riferisce Tempi – è stata proposta in Senato da James Lankford, collega di partito della Black, il quale ha spiegato che se i finanziamenti alla Planned Parenthood fossero bloccati, “i dollari federali andrebbero a organizzazioni come i centri di salute locali, che servono la popolazione a basso reddito, provvedendo direttamente alla salute delle donne di tutto il Paese”. Mitch McConnell, Leader della Maggioranza del Senato, ha assicurato che già la prossima settimana il testo verrà votato. Per il disegno di legge della Black, bisognerà invece attendere alcune settimane, giacché la Camera dei Rappresentanti ha chiuso ieri per la pausa estiva.
Malgrado abbia scioccato l’opinione pubblica, la vicenda non sembra tuttavia aver provocato lo stesso effetto all’amministrazione Obama. Ieri sera Josh Eastern, addetto stampa della Casa Bianca, ha definito la pubblicazione dei video un’operazione “fraudolenta”. Il rappresentante del Governo ha dunque difeso i finanziamenti federali al più grande fornitore di aborti degli Stati Uniti. “Planned Parenthood attraverso precise politiche e procedure ha raggiunto i più elevati standard etici”, ha spiegato Eastern ai giornalisti. “Sulla base del modo fraudolento con cui questi video sono stati diffusi, non c’è l’evidenza che Planned Parenthood non abbia rispettato simili standard”.
L’atteggiamento della Casa Bianca si erge a difesa del colosso degli aborti, sostenendo la tesi dei dirigenti della Planned Parenthood, secondo cui gli autori dell’inchiesta avrebbero compiuto un’azione di spionaggio. E su pressioni di alcuni deputati democratici, il dipartimento di Giustizia di Washington ha deciso di aprire un’indagine contro il Center for Medical Progress, per verificare se abbia commesso irregolarità nella realizzazione dei filmati.
L’appoggio del Governo non sembra però risparmiare alla Planned Parenthood un giudizio che si annuncia inesorabile. Poco dopo l’intervento con cui il card. Sean O’Malley, arcivescovo di Boston, ha stigmatizzato il commercio di feti quale prodotto di “una cultura dell’usa e getta”, un lungo fiume di persone, quasi tutte donne, si sono radunate ieri davanti alla Casa Bianca per chiedere al Governo la fine dei finanziamenti al colosso degli aborti.
Michele Hendrickson, direttrice regionale degli Students for Life of America, ha preso la parola invitando a capire che i funzionari della pianificazione familiare “non aiutano le donne”, bensì agiscono solo “per fare soldi”. Intanto David Daleiden, l’attivista pro-life autore dell’inchiesta che ha incastrato Planned Parenthood, ha annunciato per settembre nuove rivelazioni che inchioderanno l’azienda di fronte a prove di fatti ancora più sconcertanti.