La prima “battaglia notturna” tra sostenitori e oppositori al ddl Cirinnà si è concluso con una netta vittoria a favore dei secondi. Gli emendamenti alla bozza di legge sulle unioni civili sono ben 1500 e durante la seduta di ieri sera presso la Commissione Giustizia del Senato si è fatto in tempo a votare – e respingere – appena tre ordini del giorno.
La strada si fa dunque tutta in salita per il disegno di legge, nonostante l’insistenza della relatrice, la senatrice Monica Cirinnà, a calendarizzare subito la discussione della bozza in Commissione, per portarla in aula entro i primi di agosto.
La fretta di varare la discussa legge sulle unioni civili, peraltro caldeggiata in prima persona anche dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, non ha però fatto i conti con l’ostruzionismo operato dai senatori Lucio Malan (FI) e Carlo Giovanardi (AP).
Dei tre ordini del giorno respinti, due erano a firma del senatore Malan e riguardavano il blocco della strategia LGBT e l’uso dei fondi Unar per la propaganda gender nelle scuole. Nel frattempo è saltata la seconda seduta, prevista per stasera.
“Con pazienza e determinazione continueremo a spiegare, di notte e di giorno, la nostra disponibilità a garantire diritti e a evitare ogni forma di discriminazione nei confronti delle coppie di fatto, etero ed omosessuali, ma la altrettanto ferma indisponibilità ad introdurre tramite il testo della senatrice Cirinnà un simil matrimonio esclusivo per le coppie gay che apre le porte a reversibilità, adozioni e alla pratica dell’utero in affitto”, ha dichiarato il senatore Giovanardi.
Nel frattempo, ieri pomeriggio, proprio davanti a Palazzo Madama, in piazza Cinque Lune, il Comitato Difendiamo i nostri figli ha avviato la raccolta firme contro il ddl Cirinnà. Un’iniziativa che proseguirà tutta l’estate e che, nell’ipotesi in cui il ddl venisse approvato, si tradurrebbe nella proposta di un referendum abrogativo.