Lettura
Il brano del vangelo odierno di Luca è parte integrante del capitolo 10 nel quale Gesù, dopo aver scelto altri settantadue discepoli (tante erano le nazioni nel mondo, secondo l’insegnamento rabbinico), li manda in missione dando loro precise istruzioni. Dovranno andare dappertutto, essere agnelli in mezzo ai lupi, portare la pace, non indugiare con nessuno ma ricevere con semplicità l’ospitalità loro offerta. L’episodio di Marta e Maria rientra nella logica dell’accoglienza, alla luce dell’insegnamento del comandamento dell’amore e della parabola del Buon Samaritano che precede la nostra pericope.
Meditazione
L’ascolto della Parola di Dio e la “diaconìa”, ossia il servizio, sono spesse volte messe in conflitto, il primo preso a simbolo della vita contemplativa, il secondo della vita attiva. Basarsi su questo testo per avallare la “superiorità” della prima, sembra operare una riduzione al pensiero di Gesù, allorché Luca colloca l’episodio subito dopo la parabola del Buon Samaritano. I due modi di amare il Signore, ossia accogliere la sua Parola e servirlo nel “prossimo”, sono complementari. Evito le parole “povero”, “bisognoso”, “piccolo” che sono termini cristiani solo se usati come Gesù, che non fa distinzione di persone e non ha un linguaggio classista. Certo, l’attivismo di Marta, sovreccitata dalla visita inaspettata e importante del Maestro, non esprime molta carità verso la sorella alla quale rimprovera di perdere tempo, ma il tratto imperioso di Marta è redento dal richiamo delicato e profondo di Gesù. Tra le due azioni, in se stesse buone, una è “migliore” dell’altra perché non solo non sarà tolta, ma sarà accresciuta. Gesù non disdice le cure di Marta, ma le fa capire che ascoltare il Signore è un compito unico e insostituibile. La lezione è per tutti, tanto per i preti “tuttofare”, quanto per coloro che servono nelle nostre Caritas parrocchiali, per chi fa dell’attivismo a sfondo religioso, per chi svolge del volontariato, a volte solo per forzare la mano in vista di un encomio. Vero è che l’eccesso di affanno per le cose materiali è a scapito della vita interiore. Il detto “servire Deo regnare est” è considerato da Paolo VI «la sintesi di una metafisica religiosa» che abbraccia Dio e l’uomo. Pertanto, anche l’avvilita e incompresa professione di massaia è riscattata da questa santa di nome Marta, che significa “signora”.
Preghiera
Signore, so di pregare poco, ma di lavorare molto. Aiutami a orientare spesso il mio sguardo verso di te per non smarrire il vero senso della mia fatica e di saper accogliere sempre come ospite e pellegrino chi bussa alla porta del mio cuore.
Agire
«Dieu le premier servi» diceva santa Giovanna d’Arco. Voglio anch’io mettere sempre Gesù al primo posto in tutte le mie azioni.
Meditazione del giorno a cura di mons. Alberto Maria Careggio, vescovo emerito di Ventimiglia-San Remo, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it