Il mancato riconoscimento legale dei diritti delle coppie omosessuali è una violazione dei diritti umani e per questo l’Italia è condannata. Lo ha stabilito la Corte Europea di Strasburgo, accogliendo il ricorso di tre coppie contro lo Stato italiano, rappresentate da Enrico Oliari, presidente di Gaylib.
La condanna contro l’Italia da parte di Strasburgo è stata decretata all’unanimità da membri della Corte, ai sensi dell’articolo 8 della convenzione europea dei Diritti dell’Uomo, ovvero il diritto al rispetto per la vita privata e familiare.
Secondo quanto si legge in una nota della Corte di Strasburgo, le coppie omosessuali “hanno le stesse necessità di riconoscimento e di tutela della loro relazione al pari delle coppie eterosessuali. Per questo l’Italia e gli Stati firmatari della Cedu devono rispettare il loro diritto fondamentale ad ottenere forme di riconoscimento che sono sostanzialmente allineate con il matrimonio”.
La Corte, poi, rincara la dose: “L’Italia è l’unica democrazia occidentale a mancare a questo impegno”: di qui la condanna formale che, nella sostanza equivale ad una sollecitazione a far approvare al più presto, anche nel nostro paese, il matrimonio omosessuale o, quantomeno, la sua equiparazione, nella fattispecie delle “unioni civili”.
Secondo Strasburgo, l’attuale quadro normativo italiano non è in grado di tutelare i “bisogni chiave di una coppia impegnata in una relazione stabile, ma non è nemmeno sufficientemente affidabile”.
La sentenza della Corte Europea dei Diritti Umani è stata accolta favorevolmente dai legali delle tre coppie ricorrenti auspicando l’approvazione in tempi brevi di una legge che parifichi i diritti delle coppie omosessuali a quelli delle coppie eterosessuali.
La condanna dell’Italia è stata giudicata “aberrante” da Massimo Introvigne, presidente nazionale dei Comitati Sì alla Famiglia, secondo il quale la sentenza odierna “viola la sovranità dei singoli Stati e si basa anche su informazioni errate, in quanto afferma in
modo apodittico che i sondaggi stabiliscono che gli italiani sono in maggioranza favorevoli alle unioni omosessuali, mentre i sondaggi
offrono una panoramica molto più sfumata”.
Se si analizza il testo della sentenza, argomenta Introvigne, si legge che effettivamente “l’Italia è obbligata a introdurre un qualche riconoscimento delle convivenze omosessuali, ma nello stesso tempo che sulle modalità di
questo riconoscimento il nostro Parlamento è sovrano”.
Al tempo stesso, tuttavia, la Corte di Strasburgo sottolinea in modo esplicito che “nessun Paese è obbligato a introdurre le adozioni omosessuali”, né “ la reversibilità delle pensioni, la cerimonia in comune per l’unione civile o determinate disposizioni ereditarie”, osserva Introvigne.
La sentenza non fornisce dunque alcun “assist alla legge Cirinnà”, che prevede la stepchild adoption, ovvero la possibilità di adottare il figlio naturale o adottivo di uno dei due conviventi, da parte del compagno, anche dello stesso sesso.
“I ‘diritti fondamentali’ dei conviventi di cui parla possono essere assicurati anche da forme molto più semplici di ricognizione normativa che riconoscano uno statuto delle convivenze senza alcuna assimilazione al matrimonio, quale quello Sacconi-Pagano appoggiato da Sì alla famiglia”, ricorda infine Introvigne.
Anche il portavoce della Manif Pour Tous Italia, Filippo Savarese, ha ricordato che la sentenza di Strasburgo non è vincolante per lo Stato italiano. “La sentenza ribadisce che non esiste il diritto al ‘matrimonio e all’adozione per tutti’ e suggerisce le unioni civili come uno dei possibili interventi, a cui restiamo fermamente contrari per le conseguenze che avrebbero sul diritto dei bambini di avere una mamma e un papà”, ha dichiarato Savarese.
“Se la senatrice Cirinnà pensa di strumentalizzare la sentenza a favore del suo ddl si sbaglia di grosso, siamo tutti pronti a tornare in piazza per dimostrarglielo”, conclude poi il portavoce della Manif Pour Tous Italia.