Con Gesù nel deserto

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Mc 6,30-34

 

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Lettura

Nel brano odierno Marco si ricollega alla missione degli apostoli, termine usato dall’Evangelista per la prima volta, ma che, secondo gli esegeti, significa “inviati” in missione, da non prendere quindi col significato che assumerà negli Atti e nelle lettere di san Paolo. Per questi apostoli si tratta di un momento di sosta dopo l’inizio dell’esperienza missionaria e la prima moltiplicazione dei pani con la quale Gesù sazia tutti coloro che, scoperto il luogo solitario, là si danno convegno: cercano il Pastore e questi li nutre con la sua parola e con il cibo materiale.

Meditazione

Il brano va meditato alla luce degli eventi che seguono e del discorso del “pane di vita” che Gesù farà nella sinagoga di Cafàrnao (Gv 6). Congedati tutti, i suoi discepoli rientrano sulla barca remando con grande fatica. Gesù li raggiunge camminando sull’acqua. Poco dopo avviene la seconda moltiplicazione dei pani. Nutriti da questo cibo, essi riconosceranno chi è Gesù, come Pietro che dirà: «Tu sei il Cristo» (Mc 8,27). È doveroso collegare il “luogo solitario” con il deserto, il luogo delle esperienze religiose più forti del popolo ebraico e con il dono della “manna”. Gesù ascolta i suoi discepoli, plaude alle loro imprese, ma li vuole accanto a sé per un momento di riposo fisico e spirituale: un’esigenza di interiorità che ha bisogno di tempo e di spazio. Questi discepoli sono “fermati” nel racconto dei successi apostolici. Emerge la complementarità tra la vita attiva e quella contemplativa. Lo “stare” con Gesù è il vertice della vita cristiana. Nel bisogno di autenticità è sempre attuale la domanda di Pietro con quanto segue: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna» (Gv 6,68). La verità non cambia di fronte allo spettacolo sconcertante di chi non crede, non avendo fatto un’esperienza di Dio (Gv 4,10). Di chi è la colpa? La risposta è complessa, ma volendo saziarsi di cose della terra, tra mille dissipazioni velenose, l’uomo lentamente muore. È ora di riscoprire il valore della vita interiore. Porta in sé la forza che libera dagli schematismi alienanti della società contemporanea. La solitudine del deserto è il luogo dove Dio ama tenere i suoi appuntamenti. Incentrarsi su di lui in silenzio per meditare e pregare, come negli esercizi spirituali, è il segreto per ridare alla vita il suo pieno significato.Preghiera: «O Gesù Cristo! Sii con noi in ogni tempo affinché sappiamo permeare con la luce del tuo Vangelo ogni prova che la vita ci porta» (san Giovanni Paolo II).

Agire: Ritagliare ogni giorno un momento per la meditazione e la preghiera: non è tempo perso, ma un respiro dello spirito e del corpo.

 

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ZENIT Staff

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