Per la prima volta, il prossimo 21-22 luglio, i sindaci delle più grandi città del mondo si incontreranno in Vaticano, insieme a governatori locali e rappresentanti delle Nazioni Unite, per “condividere le migliori pratiche” che possano contrastare le due emergenze che oggi piagano maggiormente il mondo: i cambiamenti climatici e la schiavitù moderna.
L’occasione è il doppio appuntamento organizzato e promosso dalla Pontificia Accademia delle Scienze e dalla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali: il workshop Modern Slavery and Climate Change: the Commitment of the Cities e il Simposio Prosperity, People, and Planet: Achieving Sustainable Development in Our Cities, co-organizzato dall’Onu e aperto dall’economista Jeffrey Sachs.
Il primo evento – al quale prenderà parte Papa Francesco per un saluto – avrà luogo nell’Aula nuova del Sinodo, e non nella Casina Pio IV (sede vaticana dell’Accademia, che ospiterà invece la seconda giornata di lavori), considerando la grande partecipazione. Si parla infatti di 60 sindaci provenienti da ogni angolo del globo, come ha riferito il cancelliere mons. Marcelo Sánchez Sorondo, nella conferenza di oggi in Sala Stampa vaticana: dalle capitali Europee, ma anche da Jamaica, Iran, Messico, Alabama, Costa Rica, California, Canada, solo per citarne alcuni.
Tra questi, tredici sono sindaci di città italiane: Ignazio Marino, naturalmente, primo cittadino di Roma e ‘padrone di casa’ che aprirà le discussioni del 21 luglio; poi Giuliano Pisapia (Milano); Dario Nardella (Firenze); Virginio Merola (Bologna); Piero Fassino (Torino); Giorgio Gori (Bergamo); Federico Pizzarotti (Parma); Luigi de Magistris (Napoli); Antonio Decaro (Bari); Massimo Zedda (Cagliari); Enzo Bianco (Catania); Leoluca Orlando (Palermo). Spicca nella lista pure il nome di Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa, presenza significativa per il tema dell’immigrazione.
Ma perché proprio i sindaci? “Quando, due anni fa – ha spiegato Sorondo – presso la sede della Pontificia Accademia delle Scienze, è stato creato, dal Papa e dal cardinale Nichols con alcuni vescovi, il ‘gruppo di Santa Marta’ che riunisce vescovi del mondo e capi di polizia”, quest’ultimi hanno sottolineato l’importanza dell’appoggio dei presuli “a favore di una nostra maggiore presa di coscienza dell’impegno morale in relazione ai più poveri dei poveri”. Al contempo, i capi di polizia “hanno indicato che i loro superiori diretti non sono i vescovi bensì i governanti, e in molti casi proprio i sindaci”.
Seguendo tale suggerimento si è deciso quindi di coinvolgere i primi cittadini di tutto il pianeta, attraverso la cui presenza – ha evidenziato Alessandro Gaetano, tra gli organizzatori dell’evento – sarò possibile “incidere più profondamente sulla carne viva delle persone e delle comunità”. I sindaci, ha aggiunto, sono infatti “le persone più vicine alle loro comunità, eletti dal popolo, con prerogative che permettono loro di scendere dal generale al particolare, di legiferare, di incidere quindi sulla società, sulla cultura…”. Essi “parlano al mondo”, e le attività delle città contro i cambi climatici e le nuove forme di schiavitù possono essere quindi la “punta di lancia” per un progetto più ampio che fungerà da “stimolo per popoli e nazioni”.
L’invito è stato pertanto aperto a tutti: “Nessuno ha rifiutato”, ha affermato Sorondo, spiegando anche di aver ricevuto donazioni da benefattori milanesi intorno ai 120mila di euro, che hanno permesso di ospitare i sindaci delle città più povere (anche se poi, ha ammesso, a usufruirne sono stati quelli delle città più ricche).
Sulla duplice problematica che verrà affrontata nella due giorni – cambiamenti climatici e nuove schiavitù – il cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze ha subito messo in chiaro che si tratta di “due emergenze direttamente collegate tra loro”. Per capire come, basta leggere la Laudato Si’ di Papa Francesco, con il suo invito ad un cambiamento degli stili di vita, di produzione e consumo, per combattere il riscaldamento globale o almeno le cause umane che lo producono o lo accentuano.
Secondo il Papa – ha evidenziato il presule -, i fenomeni climatici indotti dagli esseri umani (siccità prolungate, innalzamento del livello del mare, tempeste distruttive), insieme alla cultura del relativismo (il riferimento alla “dittatura del relativismo” già stigmatizzata da Benedetto XVI è evidente), spingono una persona ad approfittare di un’altra come un mero oggetto, obbligandola a lavori forzati o riducendola in schiavitù.
E la situazione “è veramente grave”, ha affermato Sorondo, riportando i dati dell’Ilo, l’Organizzazione internazionale del lavoro, che “contro i suoi propri interessi” ha riconosciuto che “oltre 30 milioni di persone vivono nella situazione di schiavi”. E “l’80% del proventi che ricevono i trafficanti – proventi che si aggirano intorno a 150 mila miliardi di dollari all’anno – arrivano dalla prostituzione”.
La logica che porta a devastare la “casa comune” è dunque la stessa che conduce a “sfruttare sessualmente i bambini o ad abbandonare gli anziani che non servono ai propri interessi”, ha chiosato l’arcivescovo, ribadendo l’impegno dell’Accademia delle Scienze a far sì “che la società tutta prenda coscienza di questi fenomeni e delle responsabilità umane di queste crisi e reagisca con fermezza, come un nuovo imperativo morale, per tutta l’umanità a favore del bene comune”. Insomma che si raggiunga quella “ecologia integrale” auspicata dal Papa nella Laudato Si’.
Al termine dei due giorni sarà pertanto firmata una dichiarazione congiunta in cui i sindaci sottoscrivono il loro impegno a includere le nuove forme di schiavitù come obiettivi primari nella nuova relazione sullo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, che dovrebbe essere approvata a settembre prossimo. Prima verrà sottoposto loro, come guida, il documento firmato da tutti i leader religiosi il 2 dicembre 2014, presso la Casina Pio IV, per sradicare la piaga della tratta umana entro il 2020. Quindi verrà stipulato il nuovo accordo che, più nel concreto, si tradurrà nell’impegno a favorire l’emancipazione dei poveri e di coloro che versano in condizioni di vulnerabilità, riducendone l’esposizione ad eventi catastrofici derivanti da alterazioni di natura ambientale, economica e sociale che creano terreno fertile per migrazioni forzate e tratta di esseri umani.
L’obiettivo è inoltre di porre fine nelle diverse città rappresentate ad abusi, sfruttamento, lavoro forzato, traffico di organi, servitù domestica e via dicendo. Tutti quei drammi, cioè, che sia Papa Benedetto che Papa Francesco hanno denunciato come veri e propri “crimini contro l’umanità”.