Per i vescovi statunitensi quello sul nucleare iraniano è un accordo “epocale”. In questi termini, monsignor Oscar Cantù, presidente del Comitato Giustizia e Pace internazionale, della Conferenza Episcopale USA, ha commentato l’intesa raggiunta tra Iran e i paesi del “5+1” (Stati Unit, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania), che prevede la graduale revoca delle sanzioni contro Teheran, in cambio di significative riduzioni sul programma nucleare.
Inoltre il governo iraniano dovrà consentire l’accesso degli ispettori dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, in tutti i siti nucleari iraniani sospetti (sia civili che militari). In caso di violazione, le sanzioni saranno ripristinate entro 65 giorni.
“Si tratta di un traguardo significativo che mira a frenare lo sviluppo delle armi atomiche iraniane, mentre permette al Paese di usare l’energia nucleare a scopo pacifico”, ha dichiarato mons. Cantù, ricordando il ruolo determinante del Comitato da lui presieduto che, fin dal 2007, “ha esortato la nazione americana a perseguire la via diplomatica per garantire il rispetto, da parte dell’Iran, dei suoi obblighi derivanti dal Trattato di non-proliferazione nucleare”.
Prendendo atto del “progresso nella non-proliferazione nucleare a livello globale” rappresentato dal recentissimo atto, il presule ha auspicato che “la piena attuazione dell’accordo possa gradualmente favorire un ambiente in cui tutte le parti in causa costruiscano la fiducia reciproca, affinché tali progressi portino ad una maggiore stabilità e dialogo nella regione”.
Pertanto la Conferenza Episcopale americana “continuerà ad esortare il Congresso ad appoggiare il risultato di questi intensi negoziati, perché l’alternativa guiderebbe verso il conflitto armato, un esito che preoccupa profondamente la Chiesa”, ha poi concluso Cantù.
Un plauso all’intesa è giunto anche da parte di padre Hormoz Aslani Babroudi, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missinarie (POM) dell’Iran, che ha espresso a Fides la propria gioia per questo accordo che “rappresenta di certo un passo positivo per il nostro Paese, come anche per il resto del mondo”.
“Credo che in tanti, in questi giorni, aspettavano con trepidazione questo risultato”, ha detto il sacerdote caldeo iraniano. “Non entro nel campo politico, che non mi compete, ma di certo posso dire che anche tutti i cristiani, insieme a tutto il popolo iraniano, gioiscono perchè le loro preghiere sono state ascoltate. D’ora in poi sarà più facile per il mondo avere uno sguardo positivo verso l’Iran, potrà prevalere il desiderio di armonia e sarà più facile far vedere a tutti che l’Iran non è come lo raccontano certi network mediatici. Potremo lavorare e usare la scienza per il bene del Paese, potremo sviluppare le tecnologie per vivere meglio e saranno smentite le insinuazioni malevole messe in circolazione anche in queste ore da chi è pregiudizialmente ostile all’Iran”.
L’Iran, prosegue padre Hormoz, è sempre stato “un Paese ricco di cultura, abitato da un popolo civile e tenace. In tutti gli anni passati siamo andati avanti anche nel campo della scienza, dell’educazione, della tecnologia e dell’informatica, e anche in quello della medicina, nonostante i limiti imposti dalle sanzioni che ci privavano persino di certe materie prime”.
Ribadendo quindi la gioia per questo risultato, il direttore delle Pom Iran chiede a Dio “che benedica e dia forza e coraggio a tutto il popolo e a tutto il nostro amato Iran, compresi i responsabili che hanno cura di noi e dirigono il Paese”.