Lettura
Nel testo di Matteo, il brano odierno inizia con l’avverbio “allora” che collega la nostra pericope con quella precedente. La domanda “sindacale” che Pietro rivolge a Gesù sulla retribuzione è, infatti, susseguente all’incontro col giovane ricco interessato a che cosa dovesse “fare” per “avere” la vita eterna. La risposta del Maestro è nota: «Vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!». Volendo trattenere le sue molte ricchezze, il giovane andò via povero: perse la gioia che gli avrebbe dato il gusto della vita. Il ricco non appartiene a sé, ma al suo tiranno!
Meditazione
Alle parole di Gesù, Pietro ha un sussulto. Con la concretezza di un capobarca, pensa che il lasciare proprio “tutto” meriti una ricompensa adeguata. La piccola squadra degli apostoli non aveva ancora capito chi fosse Gesù e la portata innovatrice del suo messaggio. Egli è venuto a capovolgere il rapporto dell’economia mondana “cosa-persona” con quello nuovo di “persona-persona”. Il primo soggioga, cerca il proprio tornaconto; il secondo libera e relativizza tutto nell’ottica del “dono”. L’avaro è prigioniero di se stesso e non può pensare all’anima: è il più miserabile dei miserabili. Il giusto, invece, fa un uso saggio dei propri beni e se ne serve anche per le opere di misericordia su cui sarà giudicato. I perfetti lasciano tutto per la vita eterna e seguono Gesù Cristo, desiderando di essere come lui. Egli, un modello di vera povertà, non insegnò a disprezzare i beni della terra, ma a usarli con sapienza e, nell’aiutare i bisognosi, vedere in loro la sua presenza: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,41). In tal senso, il richiamo paradossale e simbolico di lasciare padre, madre, fratelli, case, campi, ecc. per essere suoi veri discepoli (cfr. Lc 14,33) è inquietante ma, di fatto, è la condizione per seguirlo, la misura dell’amore per lui, il senso pieno dell’esistenza, il segreto per poter amare tutti con purezza di cuore, senza legami possessivi. Questa è la vera libertà, l’umiltà di cuore, la pienezza di una vita felice. I santi l’hanno capito: san Francesco ne è il testimone più credibile. La lezione è quindi per tutti, sebbene, a titolo speciale, lo sia per gli apostoli di oggi, i sacerdoti, la cui vita deve essere improntata a Gesù come Capo, in quanto Servo obbediente.
Preghiera
Il tuo richiamo a seguirti trova, o Signore, il mio cammino rallentato dagli affetti mondani e incapace di saggio discernimento nel valutare i beni che mi circondano. Dammi un cuore generoso per non tradire la mia vocazione cristiana ed essere ricco della tua ricchezza e povero della tua povertà.
Agire
Rinunciare a qualcosa di superfluo e dare il corrispettivo a un povero.
Meditazione del giorno a cura di mons. Alberto Maria Careggio, vescovo emerito di Ventimiglia-San Remo, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it