È iniziata intorno alle 15, ora locale, l’ultima parte del viaggio di papa Francesco in America Latina. Presso l’aeroporto internazionale “Silvio Pettirossi” di Asunción, il Santo Padre è stato accolto dal presidente del Paraguay, Horacio Manuel Cartes Jara, assieme ad altre autorità civili e ad alcuni vescovi del paese.
Durante la cerimonia di benvenuto, è stata benedetta la targa commemorativa del precedente viaggio pontificio in Paraguay: quello di San Giovanni Paolo II, svoltosi dal 16 al 18 maggio 1988. Prima di lasciare l’aeroporto, il Papa ha ricevuto l’omaggio floreale da parte di alcuni bambini, accompagnato da una coreografia storica sul paese.
Dopo aver sistemato i bagagli presso la Nunziatura Apostolica di Asunción, il Pontefice si è recato presso il Palazzo Presidenziale, per l’incontro con il Capo dello Stato paraguaiano.
Dopo la firma del Libro d’Oro, la presentazione dei familiari del Presidente, il rituale scambio dei doni e la presentazione delle due delegazioni, il Papa si è spostato nel giardino presidenziale per l’incontro con le autorità civili e il corpo diplomatico.
Francesco ha salutato il Paraguay come un paese caratterizzato “per il calore dell’ospitalità e la vicinanza delle sue genti”, pur avendo conosciuto “la sofferenza terribile della guerra, dello scontro fratricida, della mancanza di libertà e della violazione dei diritti umani”.
Il popolo paraguaiano ha però mostrato uno “spirito di reazione” che lo ha portato a proseguire gli sforzi nel “costruire una nazione prospera e pacifica”.
Il Papa ha quindi reso omaggio “a quelle migliaia di semplici paraguaiani, i cui nomi non compariranno nei libri di storia, ma che sono stati e rimangono veri protagonisti della vita del loro popolo”.
In particolare ha espresso “ammirazione” per “il ruolo svolto dalla donna paraguaiana in quei momenti drammatici della storia”. Nei momenti più drammatici della storia del paese, sono state le “madri”, le “mogli” e le “vedove” a portare sulle spalle “il peso più grande”, mandando avanti “le loro famiglie e il loro Paese, infondendo nelle nuove generazioni la speranza di un domani migliore”.
È con questo spirito che il Paraguay ha saputo costruire “un progetto democratico solido e stabile”, sia pure “in mezzo a grandi difficoltà e incertezze”.
A questo punto, il Santo Padre ha incoraggiato le autorità civili a perseverare nella forma di governo adottata nella Costituzione paraguaiana: una «democrazia rappresentativa, partecipativa e pluralista», basata “sulla promozione e il rispetto dei diritti umani”, lontana dalla “tentazione della democrazia formale, che Aparecida definiva come quella che si accontentava di essere «fondata sulla correttezza dei processi elettorali»”.
Il Pontefice ha quindi suggerito di “potenziare il dialogo come mezzo privilegiato per favorire il bene comune” e di non “rimanere nella conflittualità”, evitando ogni “scelta partigiana o ideologica” e lottando sempre “contro la corruzione”.
Anche il Paraguay, come la Bolivia, sta conoscendo una “crescita economica” con “passi importanti nei campi dell’istruzione e della sanità”, tuttavia, ha sottolineato Francesco, “uno sviluppo economico che non tiene conto dei più deboli e sfortunati” e che non difende “la dignità integrale dell’essere umano, non è vero sviluppo”.
Con l’auspicio finale che la società civile del Paraguay possa, in collaborazione con i suoi vescovi, “costruire una società equa e inclusiva, nella quale si possa vivere insieme in pace e armonia”, il Papa ha invocato la benedizione della Madonna di Caacupé, perché il paese “sia fecondo, come indica il fiore della passiflora nel manto della Vergine, e come quella cinta con i colori paraguaiani che ha l’immagine, così resti abbracciato alla Madre di Caacupé”.