È Lui che bussa, proprio ora

Commento al Vangelo della XV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) — 12 luglio 2015

Share this Entry

Coraggio, oggi si torna a casa! Arrivano gli ambasciatori del Paradiso perduto, gli apostoli che Gesù invia per riscattarci dall’esilio. Sono gli angeli che aspettavamo da tanto, perché non la facciamo più in mezzo a questa situazione, siamo sfiniti e affamati di pace e felicità come il figlio prodigo. Stai dubitando dell’amore di Dio, vero?

Non hai argomenti da opporre all’evidenza del male. Questa ingiustizia non la puoi mandar giù e ti opponi ad essa con un altro male, come accade in questi giorni sotto gli occhi di tutti. Quel collega ti ha chiuso in una gabbia di calunnie bruciando la tua reputazione davanti a tutti? Eccoti pronto a uccidere la sua, senza pietà. Non c’è niente da fare, lontani dal Cielo e da Dio c’è solo il peccato, e tutto odora di morte.

Ma coraggio, gli apostoli ci portano oggi l’annuncio che spalanca la pietra del sepolcro dove è imprigionata la nostra vita: “Gesù non è qui, è risorto!”, e con Lui possiamo uscire anche noi dal peccato. Non aver paura, al di là della soglia c’è il Paradiso, la gioia e la pace di chi ama e perdona perché si sente a casa, e non ha più nulla da temere. Guarda bene gli apostoli, in loro che erano dei poveracci come te risplendono le primizie del Paradiso. 

L’annuncio del Vangelo, infatti, plana sull’incontenibile nostalgia del Paradiso perduto perché giunge sempre dove il sudore della fronte e i dolori del parto si sono presi le nostre vite, e vi depone un seme di libertà. Per questo il Signore invia i Dodici ad annunciare la conversione, il ritorno alla Verità. 

Li manda a due a due, uniti come Adamo ed Eva prima della disobbedienza che li ha messi l’uno contro l’altro, ad annunciare che Gesù ha vinto il peccato che separa il marito dalla moglie, i genitori dai figli, l’uomo dall’uomo; due apostoli diversi l’uno dall’altro, forse umanamente incompatibili e senza interessi comuni, ma che passo dopo passo imparano ad amarsi in Cristo, testimoniando che, nonostante le diversità, “non è bene che l’uomo sia solo”, e che in Cristo è di nuovo possibile amare e vedere compiuta la propria vita.

Li manda “senza nulla”, con una sola tunica, l’immagine e la somiglianza con il Creatore che li riveste, mai doppi e falsi, mai ipocriti, ma trasparenti e autentici, altro che vesti da cambiare a seconda dell’ambiente, senza malizia e intenzioni nascoste perché nudi e innocenti come Adamo ed Eva prima di tagliare con Dio. 

Li manda liberi, senza “né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa”, come Adamo ed Eva prima di mangiare il frutto della disobbedienza, abbandonati all’amore del Padre che ogni giorno provvede ai suoi figli proprio attraverso il cibo della sua volontà.

Li manda “conferendo loro il potere sugli spiriti immondi”, come aveva fatto con Adamo ed Eva ai quali aveva dato il potere di “camminare anche sui serpenti”. Li manda come messaggeri del Paradiso, immagine e somiglianza di Colui che li invia, primizie che recano il profumo del nuovo Adamo, segni credibili della vita pensata da Dio per ogni uomo, l’intimità semplice e beata radicata nell’obbedienza dell’amore.

Accogliamo dunque la Chiesa che ci viene a “chiamare” con i suoi apostoli: possiamo specchiarci in loro, perché sono l’immagine del cittadino celeste che Dio vuol plasmare in ciascuno di noi. Giungono oggi i pastori e i catechisti, i genitori e i fratelli che, inermi dinanzi alla nostra libertà, bussano alle nostre vite per consegnarci le chiavi della casa da cui siamo stati cacciati, dalla quale siamo scappati.

Le loro parole, i loro segni, la loro stessa figura ci annunciano il destino per il quale siamo stati creati. Giungono come angeli, i cherubini che avevano chiuso e difeso le porte del Paradiso ci recano oggi l’annuncio che attendiamo da sempre: “Non è qui, è risorto!”. Sulla soglia della tomba gli angeli ci testimoniano il prodigio capace di cambiare la nostra vita: Cristo è risorto, la sua obbedienza ha distrutto il male ed il maligno, ispiratore dell’inganno che ci ha fatto perdere il Paradiso. E’ rovesciata la pietra che ci ha precluso il passo all’amore, al perdono, all’offerta della vita, all’obbedienza; la pietra del sepolcro non tornerà a rapirci la vita, per sempre. 

Certo siamo liberi, e possiamo rifiutare l’annuncio, per rimanere polvere da scuotere da sotto i sandali, come facevano i giudei rientrando da un viaggio in territorio pagano, per significare di non avere niente a che fare con il mondo “impuro” dei gentili. 

La conseguenza di chi si chiude all’annuncio del Vangelo, infatti, è proprio quella di restare fuori dal Paradiso, dal Regno di Dio che si è avvicinato attraverso gli apostoli, e continuare la misera vita offerta dal mondo schiavo della corruzione e della morte.

Ma no, ascolta la predicazione che “scaccia i demoni” dal cuore. Offri la tua schiavitù e i tuoi peccati al potere di Cristo che è affidato alla Chiesa; confessa al Signore il male che hai nel cuore, sarai sanato “dall’olio” del suo Spirito, soffio di Vita eterna che farà nascere in te un’attitudine nuova verso la storia e le persone, la stessa vita degli apostoli in te, inviato a tutti come ambasciatore del Paradiso ritrovato.

Cristo risorto, infatti, è il Nuovo Adamo che cerca proprio te, la sua Eva perduta, per abbracciarla e riaccompagnarla nell’intimità. E’ Lui che bussa, proprio ora. Corri, vai ad aprirgli, vedrai meraviglie insperate.

Share this Entry

Antonello Iapicca

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione