Anche in Bolivia, come in Ecuador, papa Francesco ha affrontato le questioni politiche a partire dal “bene comune”, contrapposto all’individualismo, tenendo sempre sullo sfondo il tema ecologico, sulla scia della sua enciclica Laudato si’.

Dopo la cerimonia di accoglienza all’aeroporto di El Alto, il Papa è stato ricevuto al Palazzo del Governo, dove è avvenuta la visita di cortesia al presidente della Repubblica di Bolivia, Evo Morales, con la rituale presentazione del Gabinetto di Governo e della Delegazione papale, l’incontro privato, ed infine lo scambio dei doni e la presentazione dei familiari e dei collaboratori del Presidente.

Subito dopo il Santo Padre si è recato presso la cattedrale di La Paz, assieme a Morales, per il discorso alle autorità civili boliviane, alla presenza di personalità del mondo della cultura e del volontariato e del corpo diplomatico.

Dopo il saluto dell’arcivescovo di La Paz, monsignor Edmundo Abastoflor, il Pontefice ha preso la parola soffermandosi sulla “vocazione a lavorare per il bene comune” e auspicando che la “ricerca del bello, del vero, del bene” sia sempre parte della politica boliviana, assieme alla tensione verso lo “sviluppo integrale”.

Francesco ha poi raccontato del paesaggio naturale ammirato durante il tragitto verso la cattedrale, dove “l’ambiente naturale e l’ambiente sociale, politico ed economico sono strettamente correlati”, stimolando a “porre le basi di una ecologia integrale, che chiaramente comprenda tutte le dimensioni umane per risolvere gravi problemi socio-ambientali dei nostri giorni”.

Il Papa ha stigmatizzato una politica “dominata dalla speculazione finanziaria” o un’economia che si regga “solo sul paradigma tecnocratico e utilitaristico della massima produzione”: nessuno di questi due sistemi è in grado di “comprendere” o “risolvere i grandi problemi che affliggono l’umanità”.

Sono necessarie infatti la “cultura”, intesa non solo come prodotto del genio di un’élite ma anche come “tradizioni popolari locali”, ed “un’educazione etica e morale che coltivi atteggiamenti di solidarietà e di responsabilità tra le persone”.

Anche le religioni, ha aggiunto il Papa, sono determinanti nello sviluppo umano, ed in particolare, quella cristiana porta “un messaggio di salvezza che ha in se stesso la capacità di nobilitare le persone, di ispirare alti ideali capaci di dare impulso a linee di azione che vadano oltre l'interesse individuale”.

Sovente, invece, ha osservato Bergoglio, si confondono il “bene comune” con il “benessere”, generando così egoismo, “corruzione” e “disgregazione sociale”.

Il bene comune, al contrario, “è superiore alla somma dei singoli interessi” ed è “un passaggio da ciò che “è meglio per me” a ciò che “è meglio per tutti”.

In questo processo, i cristiani hanno una grande responsabilità, chiamati come sono ad “essere lievito in mezzo al popolo” e a portare “il proprio messaggio alla società”, attraverso la fede, la quale “è una luce che non abbaglia, non offusca, ma rischiara e orienta con rispetto la coscienza e la storia di ogni persona e di ogni società umana”.

Anche l’identità del popolo boliviano, ha sottolineato il Santo Padre, è stata profondamente segnata dal cristianesimo: ciò incoraggia a promuovere con rinnovata forza la “libertà religiosa” e a non ridurre la fede “alla sfera puramente soggettiva”.

Un successivo passaggio del discorso è stato dedicato dal Pontefice alla famiglia, “minacciata  da ogni parte da violenza domestica, alcolismo, maschilismo, droga, mancanza di lavoro, insicurezza civile, abbandono degli anziani, bambini di strada, e da pseudo-soluzioni provenienti da prospettive che evidenziano una chiara colonizzazione ideologica”; lasciare sola la famiglia significa quindi “lasciare i più vulnerabili senza protezione”.

Le relazioni sociali e politiche – anche internazionali – vanno impostate su un “dialogo franco e aperto sui problemi”, dove non vi sia spazio per “aggressività”, “rancore” o “inimicizia”.

Pur avendo vissuto sulla sua pelle “lo sfruttamento, l'avidità, i molteplici egoismi e le prospettive settarie”, la Bolivia sta vivendo un “momento storico”, in cui può “creare nuove sintesi culturali” e fare di questa integrazione “un nuovo fattore di sviluppo”.

Nella sua preghiera finale, Il Papa ha chiesto al Signore che la Bolivia, “terra innocente e bella”, continui a progredire sempre più per essere la “patria felice dove l'umanità vive il bene della felicità e della pace”.