L’auspicio è l’unità tra tutti i boliviani. Ad esprimerlo, in un’intervista a L’Osservatore Romano, è mons. Aurelio Pesoa Ribera, vescovo francescano, ausiliare di L Paz e coordinatore della visita del Papa in Bolivia.
Visita che secondo il presule “riveste grande importanza”, per quattro motivi principalmente. “Primo, perché la maggior parte dei boliviani professano la fede cattolica; secondo, perché la sua presenza sarà motivo di grande benedizione per tutti; terzo, è il vicario di Cristo che viene a visitarci; quarto, viene a ricordarci che il Vangelo è la buona novella e che è ancora attuale per il mondo cristiano e pertanto continua a essere la verità e la vita”, spiega mons. Pesoa Ribera. Che aggiunge: “Tutto ciò deve portarci ad annunciarlo con gioia, poiché la gioia della vita cristiana è contenuta nel Vangelo stesso”.
Il vescovo francescano traccia poi un quadro del suo Paese, a ventisette anni dall’ultima visita di un Pontefice, quella compiuta da Giovanni Paolo II nel maggio 1988. Egli ricorda che papa Wojtyla “venne come seminatore di giustizia e di speranza” e osserva che “la visita di Francesco farà sì che si riprenda il cammino della giustizia e della riconciliazione tra tutti i boliviani, cammino che deve condurre al rinnovamento nei rapporti tra tutti gli uomini e le donne nel Paese”.
La Chiesa boliviana – prosegue mons. Pesoa Ribera – nutre “la speranza che la presenza di Francesco servirà a coltivare e a promuovere maggiormente l’unità tra tutti i boliviani, perché la giustizia, l’uguaglianza e l’equità diventino una realtà per noi tutti. La sua presenza ci animerà anche nella fede e ci ricorderà che il buon Dio continua a camminare con questo popolo che peregrina in Bolivia, e che, come pastori, siamo chiamati a servire, custodire e assistere”.
A proposito del suo ruolo di coordinatore della visita del Papa in Bolivia, mons. Pesoa Ribera afferma di aver accettato questo servizio “come una grazie e una benedizione, e allo stesso tempo come una sfida, tenendo conto che i rapporti tra la Chiesa e lo Stato plurinazionale di Bolivia non stanno attraversando il loro momento migliore”.