Il primato della gioia

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Mt 9,14-17

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Lettura

La disputa sul digiuno si ricollega al brano che precede l’odierna pericope evangelica. Il banchetto in casa di Matteo è turbato dall’intervento dei farisei, sconcertati perché tanto il gabelliere convertito quanto Gesù prendono cibo con la gente del popolo, volgare e incapace di attenersi alle tradizioni dei maestri. La controversia sul digiuno e la metafora del vestito e dell’otre esprimono il pensiero di Gesù sui rapporti tra la vecchia economia giudaica e la rivelazione cristiana.  Gesù non è venuto ad abrogare la legge antica, ma a perfezionarla. Il formalismo giuridico è finito con la nuova legge dello Spirito.

Meditazione

Da duemila anni tutto è cambiato. Con la sua venuta, Gesù ha legato la salvezza al camminare ogni giorno nella libertà dei figli di Dio, che hanno per legge quella dell’amare Dio e il prossimo. Ce l’ha insegnato il Signore, dicendo che da questi due precetti dipendono tutta la Legge e i Profeti. Anche san Paolo afferma: «Pieno compimento della legge è l’amore» (Rm 13,10). Al cristiano non è lecito nessun anarchismo, come nessun tradizionalismo: entrambi soffocherebbero la gioia della novità, portata dalla presenza dello Sposo. È Gesù stesso ad affermarlo: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro?». E lui rimane, nonostante ogni falsa apparenza di essersi allontanato dalla sua Chiesa e dalla nostra società. Il programma di Gesù non è quello di un’estetica osservanza di pratiche e norme cultuali, tanto care anche ai difensori del «comodo criterio pastorale del si è sempre fatto così» (Lumen fidei, 33), un atteggiamento da abbandonare, come papa Francesco invita a fare. Gesù vuole che la sua gioia sia in noi e sia piena. Questa primeggia nel “frutto dello Spirito”. Dovremmo vivere sempre inondati dal gaudio, nonostante ogni avversità della vita; questo è l’annunzio da portare a tutti. I discepoli di Gesù non digiunano perché ciò che è di scandalo per gli austeri, o per gli ipocriti, è per lui il segno dell’incontro. Lo Sposo è giunto, entriamo alle sue nozze con le lampade accese e gioiamo con lui. La gioia dell’incontro ci aiuti a vivere e a ringraziare! Allo stesso modo dovremmo ringraziare papa Francesco quando nella Evangelii gaudium scrive che la morale cristiana non è un’etica stoica, come spesso l’intendono gli integralisti, né un catalogo di peccati ed errori, ma la risposta al Dio che ci ama e che ci salva (n. 39).

Preghiera

Signore, spesso il mio cuore piange, il peso delle colpe m’intristisce, la monotonia del quotidiano appiattisce i miei slanci. Aiutami tu a non cedere alle suggestioni del male e conservami nella gioia intima della tua presenza.

Agire

Fare diligentemente e con gioia il proprio dovere, soprattutto quando è faticoso e non gratificato.

Meditazione del giorno a cura di mons. Alberto Maria Careggio, vescovo emerito di Ventimiglia-San Remo, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti  info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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