Con un voto di 29-6, il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha votato ieri, a Ginevra, a favore di una risoluzione riguardante la grave situazione dei diritti umani in Siria e ha ribadito che il terrorismo, comprese le azioni dello Stato Islamico, non può e non deve essere associato ad alcuna religione, nazionalità o civiltà.
Intanto dalla Giordania giunge la notizia che i fondi dell’Onu destinati ai profughi siriani stanziati nel paese stanno per essere tagliati. A lanciare l’allarme in queste ore Wael Suleiman, direttore generale di Caritas Jordan, che ha spiegato che presto 450mila profughi potrebbero essere ridotti alla fame, con conseguenze devastanti anche per la stabilità del regno Hascemita.
“Il World Food Program dell’Onu ha avvertito da una settimana che, per mancanza di risorse, interromperà l’invio di fondi per i profughi siriani, già diminuiti in percentuale dal mese scorso”, ha riferito Suleiman all’agenzia Fides . “Ieri – ha aggiunto – sui media giordani c’era la notizia che, se non arriveranno più i soldi dell’Onu, si interromperà la distribuzione di cibo per 450mila persone. Che così saranno costrette a rubare, se vogliono sopravvivere”.
Sono infatti circa un milione e 400mila i profughi siriani presenti attualmente sul territorio giordano; solo 650mila di questi sono registrati presso gli uffici dell’Onu. “Questa catastrofe – ha detto Suleiman – è anche un effetto delle politiche e degli sconsiderati interventi militari realizzati in Medio Oriente delle potenze straniere. Adesso, dopo aver contribuito a creare il disastro, se ne lavano le mani anche dal punto di vista delle emergenze umanitarie.
“È evidente a tutti – ha proseguito – che solo una grande conferenza di pace potrebbe avviare processi di ricostruzione per provare a uscire da questa situazione, insostenibile anche dal punto di vista economico. Ma evidentemente c’è chi ha interesse a perpetuare questo caos. I soldi non ci sono per dar da mangiare ai profughi, ma si trovano sempre soltanto per costruire, vendere e comprare le armi”.