Un oceano di ombrelli ricopriva piazza San Pietro già dalle tre del pomeriggio. Non per la pioggia ma per il sole a picco, nella giornata più torrida di questo inizio estate. È stata la musica ad alleviare il gran caldo tra i pellegrini del Rinnovamento nello Spirito Santo, in attesa dell’arrivo di papa Francesco.
Nella prima delle due giornate della 38° Convocazione Nazionale, si è svolta la preghiera ecumenica alla presenza di cardinali di Santa Romana Chiesa e di vescovi ortodossi e protestanti. Tutti uniti dall’“ecumenismo del sangue”, con il cuore rivolto a quei fratelli – in Medio Oriente – come in altre parti del mondo, la cui professione pubblica di fede mette a repentaglio la vita stessa.
Si sono dunque susseguite le invocazioni dei cardinali Angelo Bagnasco (presidente della Conferenza Episcopale Italiana), Kurt Koch (presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani), Leonardo Sandri (prefetto della Congregazione delle Chiese Orientali), di monsignor Barnaba El Soryani, vescovo copto-ortodosso, delegato di Teodoro II, papa d’Alessandria; di monsignor Atanasio Matti Shaba Matoka, arcivescovo emerito siro-cattolico di Baghdad; dei reverendi Louie Giglio, della chiesa di Passion City di Atlanta, Jonas Jonson, della chiesa luterana di Svezia, e Giovanni Traettino, presidente della Chiesa Evangelica della Riconciliazione in Italia.
La preghiera è poi diventata canto con le esibizioni di worship leader come l’americano Don Moen o l’australiana Darlene Zschech. La cantante israeliana Noa ha preceduto la sua performance con un messaggio a papa Francesco: “Raramente il mondo ha visto un leader religioso come te”, ha detto Noa rivolta al Pontefice.
Le esortazioni all’amore di Francesco, ha proseguito l’artista, “idea sacra che esiste in tutte le religioni, che unisce tutta l’umanità a prescindere dalla razza o dal credo”.
Parole di gratitudine per il Papa sono arrivate dalla cantante “per la luce che diffondi, di cui abbiamo così disperatamente bisogno nell’oscurità che ci circonda. Possano i tuoi sforzi generare frutti, e avvicinare tutti noi allo spirito di generosità, compassione ed empatia, e, soprattutto, alla pace”, ha poi concluso.
Da parte sua, prima di esibirsi in Panis Angelicus, nell’Inno del Giubileo 2000 e in Life is Beautiful con Noa, Andrea Bocelli ha espresso il suo modo di vivere la fede: “Sant’Agostino diceva che ‘chi canta prega due volte’… beh, sono fortunato, perché ho pregato molto”.
La vita senza la fede in Dio, senza il “cammino luminoso” in cui Lui ci instrada, ha aggiunto Bocelli, sarebbe “una tragedia annunciata”. Di fronte alla grande partecipazione di pubblico all’evento del RnS, il cantante ha detto: “Come si può credere al caso di fronte a un’opera come questa? L’uomo e la vita stessa sono la manifestazione più evidente di una realtà che amiamo chiamare Dio”.
La “papa-jeep” scoperta ha poi fatto la sua apparizione intorno alle 17.50 tra uno sventolio di fazzoletti rossi. Durante il percorso, più volte papa Francesco ha fatto fermare la vettura per salutare e abbracciare i bambini presenti, alcuni dei quali disabili. Un improvviso e inaspettato temporale ha poi spezzato la canicola ma non la gioia dei presenti.
Dopo l’arrivo del Santo Padre sul sagrato, il presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo, Salvatore Martinez, ha ricordato al Pontefice il mantenimento della “promessa ecumenica” compiuta un anno e un mese fa allo Stadio Olimpico: “Nell’attesa del Suo arrivo siamo entrati nella preghiera di Gesù e con grande intensità abbiamo pregato e cantato, sperimentando ‘vie nuove di unità e di pace’, perché la causa dell’ecumenismo del sangue e dell’ecumenismo spirituale non rimangano inascoltate”, ha detto Martinez rivolto al Papa.
San Pietro, ha proseguito il presidente del RnS, è una delle poche piazze al mondo “in cui sia ancora possibile confessare pubblicamente la propria fede senza essere fermati o anche essere oggetto di sanzioni o di violenze”, in uno “strano mondo” che “dispera e si rifiuta di accogliere gli uomini e le donne portatrici di speranza”.
I gruppi e le comunità del RnS, oltre ad aver compiuto un atto di ecumenismo spirituale, hanno espresso una gioia “non disincarnata”, né evanescente ma “una gioia che genera risurrezione, soprattutto tra gli ultimi: i bambini della Moldova, le famiglie della Terra Santa, gli immigrati che non hanno una famiglia o i detenuti e gli ex detenuti che una famiglia hanno e che rischiano di perderla se non c’è qualcuno che se ne prenda cura più o meglio delle organizzazioni malavitose”, ha aggiunto Martinez con riferimento ad alcune delle attività del movimento.
Sono seguite le testimonianze del magistrato Vittorio Aliquò e del giovane Ugo Esposito.
Aliquò, giudice a Palermo, ha raccontato il suo impegno contro la mafia e il dramma di dover per questo vivere blindato e scortato. Membro del Rinnovamento nello Spirito Santo dal 1975, Aliquò ha dichiarato: “Ho imparato che niente più della preghiera e dell’adorazione combattono il male. Nel Rinnovamento ho toccato con mano che la giustizia senza misericordia è la peggiore ingiustizia che un uomo possa subire, anche quando è colpevole e deve scontare una pena”.
Autodefinitosi un “sopravvissuto” alla mafia, il magistrato ha visto “tanto sangue innocente” scorrere sotto i propri occhi. Ricordando le tante vittime della criminalità organizzata in Sicilia – in particolare il beato don Giuseppe Puglisi – Aliquò ha detto: “Il loro sangue ha lavato molte ingiustizie, quelle che determinano le periferie esistenziali dove cresce il malaffare e la corruzione”.
Il magistrato ha poi concluso, citando le Beatitudini: “Chi soffre per causa della giustizia non è mai un vinto, è sempre un vincitore, specie se crede in Colui che ha il potere di cambiare il lutto in gioia e di fare fruttificare sulla terra la giustizia e la pace”.
Reduce da un’infanzia drammatica (madre tossicodipendente, padre fuggito di casa, nonno suicida), il giovane Esposito, 17 anni di Senigaglia, ha raccontato: “Mi sembravano tante condanne che si erano abbattute su di me. Da quel momento, per l’enorme dolore, scese dentro e fuori di me il silenzio”.
Scoperto l’amore di Dio, grazie ad un grippo di Rinnovamento nello Spirito Santo, denominato “Il Giardinetto di Maria”, Ugo scopre uomini “gioiosi”, che “si volevano molto bene” e si chiede “cosa avessero mai da sorridere e da star felici tutto quel tempo”.
Sentitosi finalmente “amato e non abbandonato”, il ragazzo ha scoperto nella sua esistenza “un senso e un fine”. “Se Gesù ha ridato speranza alla mia vita, allora può donarla a tutti i ragazzi come me! E così non smetto di evangelizzare, a scuola come negli ambienti in cui mi trovo”, ha poi concluso.