Turismo: un miliardo di opportunità per l'ambiente, le persone e il bene comune

Diffuso oggi il messaggio del Pontificio Consiglio per i Migranti, in vista della Giornata Mondiale del Turismo del 27 settembre 

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Un miliardo di turisti, un miliardo di opportunità” è il titolo del messaggio del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, diffuso oggi in vista della Giornata Mondiale del Turismo che, come di consueto, sarà celebrata il 27 settembre, per iniziativa dell’Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT) che l’ha promossa nel 1980.

Nel testo, a firma del Capo Dicastero, il cardinale Antonio Maria Vegliò, si parte da un dato specifico: l’aumento di arrivi turistici che ha superato il miliardo del 2012, e che nel 2030, secondo le previsioni, raggiungerà il nuovo traguardo di due miliardi. Dati a cui si aggiungono cifre ancora più elevate legate al turismo locale.

Per la Giornata Mondiale del Turismo, il Pontificio Consiglio per i Migranti vuole pertanto concentrarsi sulle opportunità e le sfide sollevate da queste statistiche, dal momento che “questa crescita lancia una sfida a tutti i settori coinvolti in questo fenomeno globale: turisti, imprese, governi e comunità locali”. E, certamente, anche alla Chiesa.

“Il miliardo di turisti deve necessariamente essere considerato soprattutto nel suo miliardo di opportunità”, scrive Vegliò. E si riallaccia subito alla Enciclica Laudato si’ di Papa Francesco, dedicata alla cura della casa comune: “un testo – sottolinea – che dobbiamo tenere in forte considerazione perché offre importanti linee guida da seguire nella nostra attenzione al mondo del turismo”, in particolare in questa “fase di mutamento” in cui cambia il modo di spostarsi e l’esperienza del viaggio. 

Il cardinale osserva infatti che “chi si muove verso Paesi diversi dal proprio, lo fa con il desiderio, più o meno consapevole, di risvegliare la parte più recondita di sé attraverso l’incontro, la condivisione e il confronto”.  “Il turista è sempre più alla ricerca di un contatto diretto con il diverso nella sua straordinarietà”. Dunque, si è affievolito il concetto classico di “turista” per rafforzarsi invece quello di “viaggiatore”, o meglio “cittadino del mondo”, che mira non più a “vedere ma appartenere, non curiosare ma vivere, non più analizzare ma aderire”.

Naturalmente “non senza il rispetto di ciò e di chi si incontra”. Il giusto approccio da adottare nei confronti dei luoghi e dei popoli visitati è infatti quello indicato da Francesco nell’Enciclica, ovvero accostarsi alla natura con “apertura allo stupore e alla meraviglia”. E le prime a doversi impegnare nella realizzazione del bene comune sono le imprese del settore, evidenzia il cardinale, affermando che “la responsabilità delle aziende è grande, anche in ambito turistico”.

Obiettivo finale “non deve essere il guadagno” quanto “l’offerta al viaggiatore di strade percorribili per raggiungere quel vissuto di cui è alla ricerca”. E questo le imprese “lo devono fare nel rispetto di persone e ambiente”, senza ridurre i turisti “solo a una statistica o a una fonte di introiti”. Ciò che auspica il Dicastero dei Migranti sono dunque “forme di business turistico studiato con e per gli individui, investendo sui singoli e sulla sostenibilità così da offrire anche opportunità lavorative nel rispetto della casa comune”.

Al contempo i Governi – si legge nel messaggio – “devono garantire il rispetto delle leggi e crearne di nuove atte alla tutela della dignità dei singoli, delle comunità e del territorio”, attaverso “un atteggiamento risoluto” e “strategie condivise per creare reti socio-economiche globalizzate a favore di comunità locali e viaggiatori”. Il Pontificio Consiglio rivolge pure una parola alle comunità locali che – sottolinea – “sono chiamate ad aprire i propri confini all’accoglienza di chi arriva da altri Paesi spinto dalla sete di conoscenza”, in quanto “occasione unica per l’arricchimento reciproco e la crescita comune”.

Un miliardo di opportunità per il progresso, dunque, soprattutto per i Paesi in via di sviluppo per cui incrementare il turismo “nelle sue forme più responsabili” permette di “incamminarsi verso il futuro forti della propria specificità, storia e cultura”, come pure di “generare reddito e promuovere il patrimonio specifico”, risvegliando “quel senso di orgoglio e di autostima utili a rafforzare la dignità delle comunità ospitanti, stando, però, sempre attenti a non tradire territorio, tradizioni e identità a favore dei turisti”. 

Un miliardo di turisti, se ben accolto, può trasformarsi in un’importante fonte di benessere e sviluppo sostenibile per l’intero Pianeta”, assicura Vegliò. “La globalizzazione del turismo porta, inoltre, al nascere di un senso civico individuale e collettivo – aggiunge -. Ogni viaggiatore, adottando un criterio più corretto per girare il mondo, diventa parte attiva nella tutela della Terra”.

Per la Chiesa tutto ciò rappresente un’opportunità per la missione evangelizzatrice. È importante – si legge nel testo – che essa “accompagni i cattolici con proposte liturgiche e formative” ed è “indispensabile” che “esca e si faccia prossima ai viaggiatori per offrire una risposta adeguata e individuale alla loro ricerca interiore”. In quest’ottica “si dovrebbe approfondire l’accoglienza da parte delle comunità parrocchiali e la formazione religiosa del personale turistico”.

Un ultimo riferimento va all’Anno Santo della Misericordia, il cui segno peculiare sarà senza dubbio il pellegrinaggio, scrive il cardinale. E aggiunge che, “fedele alla sua missione”, la Chiesa “collabora per fare del turismo un mezzo per lo sviluppo dei popoli, particolarmente di quelli più svantaggiati, avviando progetti semplici ma efficaci”. Tuttavia la Chiesa, insieme alle istituzioni, devono essere sempre “vigilanti” per evitare “che un miliardo di opportunità diventi un miliardo di rischi, collaborando nella salvaguardia della dignità personale, dei diritti lavorativi, dell’identità culturale, del rispetto per l’ambiente”.

Soprattutto l’ambiente. “Tra turismo e ambiente esiste un’intima interdipendenza”, afferma il messaggio, “il settore turistico, approfittando delle ricchezze naturali e culturali, può promuoverne la conservazione o, paradossalmente, la distruzione”. “Ognuno ha i propri obblighi che si devono concretizzare in azioni precise, che vanno da una legislazione specifica e coordinata fino a semplici gesti quotidiani, passando per programmi educativi adeguati e progetti turistici sostenibili e rispettosi. Tutto ha la sua importanza. Ma è necessario, e sicuramente più importante, anche un cambiamento negli stili di vita e negli atteggiamenti”.

Infine, conclude il testo, “il settore turistico può essere un’opportunità, anzi, un miliardo di opportunità anche per costruire strade di pace. L’incontro, lo scambio e la condivisione favoriscono l’armonia e la concordia”.

 

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ZENIT Staff

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