Lo Stato Islamico comincia a perdere terreno in Siria. Le milizie curde hanno ripreso il controllo del distretto orientale di Tal Abyad, respingendo i miliziani anche da Kobane. Intanto Jaysh al-Islam, l’Esercito dell’Islam, uno dei gruppi jihadisti presenti sul terreno opposto all’Isis, ha giustiziato circa 18 combattenti, accusandoli di collaborare con Bashar al-Asad. Mentre il regime siriano continua a bombardare le aree liberate, crescono i timori per l’intervento della milizie turche annunciate dal presidente Erdogan.
Ma sangue continua a scorrere anche in Egitto, dove un centinaio di terroristi e 17 soldati sono rimasti uccisi nei violenti combattimenti avvenuti ieri nel zona settentrionale del Sinai. Lì gli uomini dello Stato Islamico hanno attaccato simultaneamente 18 diverse postazioni dell’esercito egiziano con attentati e kamikaze.
Le forze miltiari egiziane hanno eseguito bombardamenti con jet F-16 ed elicotteri Apache per fermare l’avanzata del gruppo autoproclamatosi ‘Provincia del Sinai’, affiliato all’Isis. Dal Cairo, sempre ieri, il premier Mahlab ha annunciato l’approvazione di nuove misure anti terrorismo, due giorni dopo l’assassinio del magistrato Hisham Barakat, promotore della repressione dell’estremismo islamista avviata dal presidente Al Sisi.
Dopo la serie di attacchi, si è levata poi la voce della Chiesa copta ortodossa che ha espresso vicinanza e supporto alle forze armate egiziane, in un comunicato ufficiale in cui definisce l’esercito “pilastro della Nazione”. Nel testo del messaggio, pervenuto all’agenzia Fides, i militari vengono appoggiati per la lotta da essi sostenuta “contro le forze del male che minacciano la sicurezza nella regione e nel mondo”, e si invoca Dio “affinchè salvi l’Egitto da ogni male”.