Laudato Si’. Scola: "Un invito a recuperare l’unità contro la frammentazione della finanza"

Ieri, a Milano, l’incontro per presentare il documento pontificio, organizzato da Caritas, Arcidiocesi ambrosiana e Università Cattolica del Sacro Cuore

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“Della finanza il cittadino medio non capisce nulla e ho l’impressione che questo accade perché non ce la dicono tutta. La tentazione della finanza è di giocare sulla pelle delle persone come in questi giorni in Grecia. Il Papa entra in queste tematiche, in maniera organica, e ci invita a non dividere le emozioni dal pensiero”. Così l’arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, ha commentato l’enciclica “Laudato Sì” di Papa Francesco durante l’incontro di ieri, moderato da direttore del TG La7, Enrico Mentana, organizzato da Caritas, Arcidiocesi di Milano e Università Cattolica del Sacro Cuore.

“La genialità scientifico-culturale dell’Enciclica è stato di ricostruire il puzzle in modo da unificare il pensiero ecologico, partendo dalla crisi ambientale, per arrivare alla crisi economica, fino all’ecologia della vita quotidiana sia personale che sociale, inserendo in questo contesto il tema della povertà, dello scarto, del debole dal concepito fin all’anziano”, ha sottolineato il cardinale Scola.

“La vita umana – ha aggiunto – non raggiunge il suo scopo che è la felicità se ognuno non è capace di un rapporto adeguato con se stesso, con il creato e con Dio. La prospettiva dell’unità della persone tra loro e con Dio è la sola prospettiva capace di farci superare il travaglio del Terzo millennio. E’ questa la lotta contro la frammentazione che dobbiamo fare tutti giorni perché le tecno-scienze e la finanza ci costringono a stare dentro questa frammentazione”.

Secondo il porporato, “l’individualismo, nato in epoca moderna, sta diventando negli anni post moderni che stiamo vivendo narcisismo. La conseguenza è che la libertà rovescia se stessa, invece di darci energia per rinsaldare legami solidi, diventa un fattore di rottura, secondo un concetto di autodeterminazione fasullo non relazionale. Proprio questa Enciclica, se non si fa un’operazione di esclusione, può avere una forza incredibile per gli anni a venire e contribuire a questo parto che nasce dal travaglio di civiltà”, ha assciurato il cardinale.

Da parte sua, il rettore della Cattolica, Franco Anelli, ha invece osservato che “la chiave di volta dell’Enciclica è la responsabilità che nasce dall’idea che la natura è creazione. Intendere la natura come dono è premessa per porre fine al mito moderno dello sviluppo illimitato ma anche per fondare l’intelligenza dell’uomo. 

Incalzato da Mentana sulla capacità della politica di accogliere le indicazioni del Papa, il direttore di Cafod (la Caritas inglese), Neil Thorns ha detto invece che “I grandi leader sono coloro in grado di pensare agli interessi delle generazioni future”. “I poveri sono i colpiti per primi e più duramente dal cambiamento climatico”, ha soggiunto, evidenziando che “questa Enciclica ci dice che la soluzione non può essere la tecnologia ma deve tenere conto della relazione tra uomo e natura”.

La lettura di questa enciclica non è facile per chi opera nel mondo del credito e della finanza, perché il parametro di giudizio è il Vangelo. Per noi credenti questo testo non può essere considerato come un rigurgito di Terzomondismo o una lettera che arriva fuori tempo dall’America latina: l’Enciclica ci pone di fronte alle incapacità del nostro sistema ad affrontare i problemi che investono una vasta fascia di umanità sempre più ampia”, ha commentato poi Carlo Fratta Pasini, presidente di Banco Popolare.

Per la professoressa Laura Palazzani, nel documento papale, il tema della responsabilità è fondamentale: parla degli elementi naturali, vegetali e animali e di tutti gli esseri umani nelle diverse fasi di sviluppo e in ogni situazione di esistenza e il concetto di casa comune indica che tutti sono interdipendenti l’uno con l’altro e quindi responsabili. “Se siamo interdipendenti abbiamo responsabilità ecologica nei confronti dei vegetali e degli animali e responsabilità sociale nei confronti degli individui più fragili”, ha affermato.

Per Palazzani anche il tema della cura è molto interessante perché esprime un concetto relazionale: “La cura è un indice di responsabilità nei confronti di chi è debole e fragile, nella logica della donazione e della generosità. In ogni pagina ci sono concetti di microetica, che riguardano le nostre azioni quotidiane”.

Il professor Pier Sandro Cocconcelli ha infine rilevato come in questa Enciclica la ricerca e la scienza siano al centro delle riflessioni: “Sono rimasto piacevolmente stupito nel notare che la struttura di questa Enciclica riprenda quella di un articolo scientifico e mettendo alla base una serie di dati scientifici”, ha detto. “Noi che facciamo ricerca sappiamo che ci sono problemi, come le ricerche orientate dai finanziatori; gli stessi strumenti possono produrre il bene comune o distruzione. L’etica deve guidare la nostra mano”.

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ZENIT Staff

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