Dall’annuncio del “disgelo” tra Usa e Cuba del 17 dicembre scorso, la notizia più attesa era quella della riapertura delle rispettive ambasciate all’Avana e a Washington. L’avvenimento è accaduto oggi, comunicato dai presidenti Barack Obama e Raul Castro che hanno confermato la volontà di riprendere le relazioni diplomatiche reciproche e che le ambasciate saranno riaperte dal prossimo 20 luglio.
Il primo passo formale è stato la lettera che il presidente Obama ha fatto recapitare a Castro contenente la richiesta di un ‘riallaccio’ diplomatico tra i due Paesi, dopo la sospensione dal gennaio 1961, a seguito della Guerra Fredda, per volontà dell’allora presidente John F. Kennedy.
La missiva è stata affidata al diplomatico Jeffrey DeLaurentis, che l’ha consegnata personalmente al ministro degli Esteri ad interim cubano Marcelino Medina. Quest’ultimo, in un comunicato, ha spiegato che nella lettera il presidente Usa ha indicato come termine per la riapertura delle rispettive ambasciate il 20 luglio o uno dei giorni successivi. La tv di Stato cubana ha reso noto che, da parte sua, Raul Castro ha comunicato al capo di Stato americano la risposta positiva di Cuba.
Obama ha poi tenuto una conferenza stampa nel giardino delle rose della Casa Bianca salutando questa “tappa storica nelle relazioni Usa-Cuba”. “Siamo vicini e ora possiamo essere amici”, ha detto, “gli Stati Uniti hanno concordato con Cuba la ripresa delle relazioni diplomatiche. Non dobbiamo essere prigionieri del passato. La storia ha posto i due Paesi su posizioni molto differenti, ma gli sforzi di isolare Cuba hanno sortito l’effetto opposto”.
“Le differenze con Cuba restano, ad esempio sulla libertà di espressione”, ha aggiunto il presidente, ma “gli Usa continueranno a sottolineare queste differenze nei valori”. “Grazie a questo cambiamento, gli Usa potranno impegnarsi più ampiamente per favorire la democrazia e il rispetto dei diritti umani a Cuba. E potremo trovare modi nuovi di collaborare con Cuba su questioni di comune interesse, come l’antiterrorismo, la risposta ai disastri naturali e sulle tematiche legate allo sviluppo”.
Dunque, un passo cruciale che agevolerà non solo le relazioni diplomatiche, ma anche economiche, commerciali e turistiche, fino ad arrivare – questa è la speranza – alla fine dell’embargo statunitense nei confronti di Cuba. Quello di oggi è inoltre un passo ulteriore verso la via del dialogo auspicata da Papa Francesco, la cui forte mediazione – come confermato da entrambi i capi di Stato – ha accelerato il processo di riconciliazione.
Il Pontefice, infatti, nei mesi precedenti a dicembre, aveva scritto ai due presidenti “per invitarli a risolvere questioni umanitarie d’interesse comune, tra le quali la situazione di alcuni detenuti, al fine di avviare una nuova fase nei rapporti bilaterali”. E l’invito del Pontefice non è rimasto inascoltato.
L’ultima mossa, in ordine cronologico, per la piena normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi era stata compiuta lo scorso 29 maggio, quando il dipartimento di Stato di Washington aveva cancellato Cuba dalla “black list” dei Paesi considerati sostenitori e finanziatori del terrorismo.