La cooperazione accademica, in ambito scientifico e umanistico, fra Università Europea di Roma (Uer), di matrice cattolica, e Università Ebraica di Gerusalemme. Questo il tema della conferenza stampa di stamattina, svoltasi presso la sede dell’Associazione della stampa estera nel centro della Capitale.
Sono intervenuti il rettore dell’Università Europea padre Luca Gallizia, il professor Paolo Sorbi, ordinario di Sociologia presso l’Uer, dove è anche direttore del Centro ricerche di Psicologia politica e geopolitica (Crippeg), il professor Uzi Rebhun, docente di Sociologia dell’Università Ebraica di Gerusalemme, e il direttore di Zenit Antonio Gaspari.
Come sottolineato dal rettore padre Gallizia, la collaborazione fra Università Europea e Università Ebraica è stata avviata nel 2013 con un convegno sui temi delle dinamiche demografiche in Israele e sulle analogie con i processi demografici in Europa. Un punto di partenza per un dialogo accademico che da allora è cresciuto, portando all’organizzazione di un nuovo congresso che avrà luogo a Gerusalemme presso la sede del Monte Scopus dell’Università Ebraica.
Promotore dell’incontro è anche l’Istituto Notre Dame di Gerusalemme (che aveva ospitato il meeting del 2013), convenzionato con l’Uer e quindi naturale testa di ponte, per l’ateneo romano, del dialogo con il mondo universitario israeliano. I temi principali di questo secondo convegno saranno l’energia, l’acqua, l’ambiente, lo sviluppo e i flussi migratori. Per quanto riguarda l’acqua, particolare attenzione sarà dedicata ai processi di desalinizzazione e alle tecnologie per migliorare l’approvvigionamento idrico.
“In Israele – sottolinea il professor Rebhun – il problema dell’acqua è molto sentito perché le risorse sono scarse. Per noi diventa quindi fondamentale l’utilizzo di acque destalinizzate, acque purificate dall’inquinamento e acque sotterranee. Un quarto delle risorse idriche di Israele proviene dal lago di Tiberiade, un altro quarto dagli impianti di desalinizzazione e il restante 50% dai bacini sotterranei”. Un tema che potrebbe interessare anche l’Italia dove molte aree del Mezzogiorno, come ad esempio il Tavoliere delle Puglie, si trovano ad affrontare spesso problemi di siccità e distribuzione idrica inefficiente.
“La nostra iniziativa – sottolinea il professor Sorbi, che ha evidenziato anche il ruolo importante svolto dal Crippeg – è si basa su un approccio concreto e operativo legatissimo all’attuale contesto geopolitico mediorientale. Basti pensare alla recente collaborazione di Israele con paesi come Egitto, Giordania e Arabia Saudita sulle reti di distribuzione dell’acqua. Qualcosa di impensabile fino a pochi anni fa. Non vogliamo entrare nei problemi politici del Medio Oriente, ma vogliamo creare, attraverso i canali accademici, un ponte di dialogo fra diverse realtà. Non vogliamo limitarci al meeting di giugno, ma andare oltre e cercare cooperazione con le realtà accademiche arabe che sono già ben disposte a cooperare con quelle israeliane. Purtroppo il mondo universitario deve accettare il primato della politica e tutto sarà inevitabilmente influenzato dal quadro geopolitico mediorientale”.
Sviluppare la collaborazione accademica, sia in ambito scientifico che umanistico, fra Italia, Israele e paesi arabi, potrebbe favorire non solo lo sviluppo culturale e tecnologico, ma anche aiutare il processo di pace in Medio Oriente. A tal proposito è stata ricordata la famosa frase di papa Paolo VI “sviluppo è il nuovo nome della pace”, inserita nella lettera enciclica Populorum progressio.
Un auspicio pienamente condiviso dal direttore Gaspari: “Il dialogo fra le università è una risposta positiva di persone di buona volontà che cercano di reagire costruendo qualcosa di buono, mettendo insieme le migliori, imprese, menti e progetti al di là delle differenze religiose. Un’espressione di grande civiltà nata nei luoghi dove si educano le nuove generazioni che devono guidarci verso un futuro migliore e una pace duratura. La cooperazione fra Gerusalemme e Roma, culle di grandi civiltà, ha un importantissimo valore simbolico e può mandare un forte messaggio contro la guerra e le violenze”.