Dal Covolo: "La storia della vocazione di Maria è la nostra storia"

Il rettore della Lateranense è intervenuto all’incontro dei Vescovi salesiani di tutto il mondo, a Torino, con la lectio divina  “Lo Spirito Santo e Maria nella vita della Chiesa” 

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Si è svolto ieri, a Torino, l’incontro dei Vescovi salesiani di tutto il mondo, in occasione della Solennità di Maria Ausiliatrice e del Bicentenario della nascita di Don Bosco. Presenti cinque cardinali e 85 tra arcivescovi e vescovi; tra questi anche il Rettore della Pontificia Università Lateranense, mons. Enrico dal Covolo, il quale ha tenuto ai suoi Confratelli una lectio divina dal titolo: “Lo Spirito Santo e Maria nella vita della Chiesa”. 

La lectio ha preso le mosse da alcuni versetti degli Atti degli Apostoli, in cui si parla della “madre di Gesù” e della discesa dello Spirito Santo su di Lei e sugli apostoli, raccolti nel cenacolo. “L’episodio è fasciato dal mistero – ha detto dal Covolo – e noi ci disponiamo a leggerlo con il cuore in ascolto, proprio come facevano i nostri Padri”.  

In particolare, il presule si è soffermato sulle tre parole-chiave per la riflessione – Spirito Santo, MariaChiesa –, riallacciandole all’episodio dell’Annunciazione, narrato nel Vangelo di Luca. L’evangelista – ha spiegato – “prospetta, quasi in un potente flashback, l’intera storia della vocazione di Maria”, una vocazione “assolutamente esemplare, che prepara e inaugura l’incarnazione del Signore”.

Al centro di questo racconto si incrocia il riferimento allo Spirito Santo, nella cui “misteriosa potenza”, trova “la sua origine, anche fisica” la missione di Maria. “Lo stesso Spirito è il protagonista della storia di vocazione di Maria, come di ogni storia di vocazione nella Chiesa, dalla Pentecoste fino ad oggi”, ha evidenziato dal Covolo.

Partendo dal racconto dell’Annunciazione, ha quindi confrontato la storia della Vergine “con la nostra storia di vocazione e di fede, per renderci sempre più disponibili e generosi alla chiamata del Signore, e per conformare più decisamente a Cristo buon Pastore la nostra missione di vescovi nella Chiesa”.

Il rettore della Lateranense è passato quindi ad analizzare lo schema letterario che ricorre nelle storie bibliche di vocazione. Ovvero lo schema “a cinque punte”, che comprende la chiamata-elezione da parte di Dio, la risposta da parte del chiamato, la missione che Dio stesso gli affida, il turbamento (i dubbi, le tentazioni…) del chiamato, la conferma rassicurante da parte di Dio.

Ha quindi suggerito ai presenti una serie di interrogativi per comprendere questa “elezione-chiamata” di Dio a ciascuno: ​”Riconosco l’assoluto primato di Dio e della sua grazia nella mia storia di vocazione? Interpreto il mio impegno morale come risposta a un amore che mi precede, e che garantisce (solo che io lo voglia) la mia risposta? So accettare l’imprevisto di Dio, il suo modo di fare nella mia vita? So riconoscerlo nelle modalità in cui egli si svela, senza imporgli le mie? Per dilatare la mia disponibilità, curo con diligenza e con amore la ‘dimensione contemplativa’ della vita?”.

Riguardo alla “risposta”, dal Covolo ha proposto ai Confratelli le seguenti domande: “Posso rispondere come Maria e i discepoli, oppure come il giovane ricco. Posso seguire Gesù, e lasciare tutto, oppure seguire i miei egoismi e lasciare Gesù. Di fronte a questo dilemma, qual è la mia risposta reale, quella di ogni giorno? Qual è l’’angolo buio’, il ‘tallone d’Achille’ della mia vita episcopale, nel quale la risposta al Signore è meno generosa?”.

Infine, concentrandosi sulla “missione”, il presule ha ribadito che “ogni chiamata, ogni risposta sono per la missione”. Anche qui un esame di coscienza: “Sono intimamente persuaso che la missione pastorale che mi è affidata non è un parto della mia fantasia o un gioco del caso? Sono attento ai segni del Signore? Riconosco e coltivo come già operante in me quel messaggio di salvezza che sono mandato ad annunciare e a testimoniare?”.

“Per essere fedele alla missione – ha rimarcato il rettore dell’Ateneo del Papa – devo entrare nella logica della grazia: allora il mio impegno di fedeltà non sarà più quello dell’impiegato, ma quello del missionario dell’amore e della grazia di Dio”. Pertanto è bene chiedersi anche: “Sento la missione come ‘peso da portare’, o come ‘grazia ricevuta’? Curo l’atteggiamento fondamentale, cioè la dimensione contemplativa, per interpretare la missione come una grazia?”.

Infine, riflettendo su “turbamenti, dubbi e tentazioni”, il vescovo ha invitato vescovi e cardinali a chiedersi: “Coltivo in me lo spirito del discernimento per una risposta più generosa al Signore, o concedo spazi al dubbio paralizzante, che talvolta è alibi per il disimpegno spirituale? Sei veramente tu, Signore?: la mia domanda su Dio è un anelito all’incontro con lui, o è sfiducia in lui? Io, come farò?: la mia domanda su me stesso è realistico esame della situazione in cui mi trovo ad agire, o è sfiducia in me stesso e in Dio?”. 

A concludere lo schema, il quinto punto sulla “conferma di Dio”. Da qui altri tre quesiti: “Sento la forza di Dio che prega in me, la sua vittoria sull’angoscia e la paura, sento che è lui la mia forza e la mia vittoria? La mia preghiera è fuga, o è coraggiosa contemplazione di ciò che Dio mi chiede? So decidermi per Dio senza riserve, così da riconoscere i segni del suo aiuto nell’esercizio della missione?”.

Mons. dal Covolo ha concluso quindi questa “impegnativa revisione di vita in spirito di fede” incitando a riconoscere – “molto prima dei nostri limiti e dei nostri peccati” – “la presenza materna di Maria, che accompagna sempre la missione del vescovo nella Chiesa”. A Lei, “la nostra Mamma Ausiliatrice”, si è dunque rivolto con le parole di Don Bosco:

“O Maria, Vergine potente,

tu grande presidio della Chiesa;

o Maria, aiuto dei cristiani,

tu nelle angosce e nelle lotte della vita,

tu nei pericoli difendici dal nemico.

Tu nell’ora della morte accogli l’anima in Paradiso”.

Amen!

 

 

 

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ZENIT Staff

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