Nessuna notizia sulla sorte di padre Jacques Mourad, il sacerdote cattolico rapito il 21 maggio in Siria, nel monastero di Mar Elian di cui è priore, ubicato a 140 km a nord-est di Damasco, in direzione di Palmira. Tantomeno si hanno informazioni sugli uomini armati che lo hanno sequestrato insieme al giovane diacono Butros Hanna. Quest’ultimo – come ha raccontato ad Asia News mons. Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria – “ha sentito dei rumori e si è diretto sul posto, ed è rimasto coinvolto anche lui nel sequestro. Entrambi caricati sull’auto e portati via”.
Sulla identità dei rapitori, Zenari afferma: “Estremisti islamici, terroristi, Stato Islamico, delinquenti comuni, al Nusra, prenda questo cestino con questi ingredienti ed estragga a sorte… Troverà il responsabile del sequestro. Difficile dire chi sia stato, ma queste sono le componenti in gioco. Si tratta di vari gruppi operativi e anche in contrapposizione fra loro in alcuni casi, quindi è difficile trattare per il rilascio, perché non si sa con chi parlare”.
“Le ipotesi dietro il sequestro sono a 360 gradi – aggiunge il nunzio – non vi sono al momento indizi. voglio ricordare però che in questi quattro anni di guerra hanno rapito due vescovi e quattro sacerdoti, ma il numero totale di persone scomparse è superiore a 20mila. E abbiamo anche quattro preti uccisi, a fronte di 220mila vittime del conflitto”.
A detta del presule, l’arciepachia di Homs, il patriarca e la comunità di Mar Musa hanno attivato tutti i canali per avere un contatto con i rapitori, “ma finora senza successo”. “Mi dispiace molto per il sequestro di p. Jacques Mourad, che conoscevo molto bene ed è un ottimo prete, della eparchia siro cattolica di Homs e monaco di Mar Musa, la stessa comunità di padre dall’Oglio”.
“È difficile – aggiunge mons. Zenari – trovare aggettivi per descrivere la situazione del Paese. Bisogna lottare contro il pessimismo e cercare di mantenere la fiducia. A Damasco la situazione varia, alcuni quartieri sono tranquilli, ma a 5 km da qui continua a consumarsi la tragedia del campo profughi palestinese, con 15mila persone assediate”. E da Palmira, la città siriana conquistata dagli jihadisti, si moltiplicano le notizie di uccisioni di civili – molti per decapitazione – e di abitanti in fuga.