Lettura
La nostra relazione e il nostro orientamento d’amore chiedono di dare il primato al Signore e solo in virtù del nostro amore a Lui possiamo amare le persone che il Signore ci affida. Ecco la libertà di cuore che Gesù ci chiede: essa passa attraverso una scelta di “povertà” e di distacco anche da coloro che ci sono cari: «“Signore, che cosa sarà di lui?”. Gesù gli rispose: “(…) a te che importa? Tu seguimi”» (Gv 21,21-22).
Meditazione
Nel precedente dialogo sulla grammatica dell’amore Gesù ha detto a Pietro: «Pasci le mie pecorelle». Perché Chiesa e amore non vanno mai separati. Senza amore la Chiesa è perversione; anzi, più è burocraticamente perfetta, più grande è la perversione. L’amore è pienezza di umanità ed esercizio di obbediente libertà nel gioco dell’amore, in cui vince chi sa perdere di più! Gesù poi ha annunciato a Pietro che da quel momento è in grado di seguirlo e di andare dove Lui stesso è andato. Il testo del Vangelo odierno è un contrappunto giovane/vecchio, cingersi/essere cinto, andare/essere portato, volere/non volere. C’è una differenza tra il precedente Simone, che da giovane si cingeva la veste credendo di andare dove voleva, e il nuovo Pietro, che da vecchio sarà cinto della veste da un altro e sarà portato dove non vuole. Pietro voleva dare la vita per Gesù, ma lo ha tradito e Gesù invece ha realmente dato la vita per lui. Pietro aveva rifiutato che Gesù gli lavasse i piedi, ma Gesù glieli ha lavati lo stesso rendendolo libero di amare, come Lui lo ha amato. Per questo Pietro tenderà le mani e sarà condotto a morire come e per Gesù. E così sarà veramente “amico” di Gesù, perché «non c’è amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15,13). E il brano evangelico si chiude con un doppio imperativo e un doppio interrogativo di Gesù a Pietro: «Seguimi» (Gv 21,19.22) e «Che importa a te?» (Gv 21,22.23). E solo alla fine del testo troviamo la vocazione di Pietro alla sequela di Gesù. È stata necessaria un’intera storia di Vangelo! E solo dopo aver vissuto l’esperienza dell’essere amato dell’amore più grande, Pietro può davvero seguire il Signore, con tutto il cuore, tutta la mente, tutto il suo essere. Soltanto ora sa e comprende che seguire il Signore significa amare con il cuore di Dio, fino a dare la vita. E le pecorelle non sono sue, mentre sua è la responsabilità della custodia in forza della sua amicizia con Gesù. Perciò: che importa a te?
Preghiera
Quando quel giorno ho detto sì, come rugiada il tuo amore, Signore, sulla fragile foglia della mia anima teneramente si adagiava. Quando nei giorni che tu mi dai dirò sì, come conchiglia avvolta di cielo, il mio cuore tuo per sempre sarà. Amen.
Agire
Oggi farò un particolare esame di coscienza davanti al Signore, per chiedergli perdono di tutte le mie “rese” e lodarlo per tutte le mie “resistenze”.
Meditazione a cura di mons. Mario Russotto, vescovo di Caltanissetta, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it