Koch: “Un trialogo islamo-ebreo-cristiano? Ancora prematuro…”

Il Presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani interviene a un simposio a Washington per il 50° anniversario della dichiarazione conciliare Nostra Aetate

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Nell’ambito delle celebrazioni per il 50° anniversario del Concilio Vaticano II non poteva mancare un riferimento alla dichiarazione Nostra aetate, sul rapporto tra la Chiesa Cattolica e le altre religioni. Per l’occasione si è tenuto un simposio a Washington, alla presenza, tra gli altri, dei cardinali Jean-Louis Tauran e Timothy Dolan, rispettivamente presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, e arcivescovo di New York.

Al simposio ha preso parte anche il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani, tra le cui attività è incluso anche il dialogo ebreo-cristiano.

Ai microfoni di Radio Vaticana, Koch ha ribadito i “profondi legami” esistenti tra la Chiesa Cattolica e la religione ebraica, riconosciuti dalla Nostra Aetate: “un’eredità comune che dobbiamo approfondire”.

Tutti i papi dal Concilio ad oggi, si sono soffermati con grande attenzione sullo stretto legame tra ebraismo e cristianesimo ed in particolare San Giovanni Paolo II, ha ricordato Koch, affermò che tale rapporto non è “esteriore, ma interiore e in realtà fa parte dell’identità della Chiesa cattolica”.

Con riferimento alle recenti controversie legate al riconoscimento dello Stato Palestinese da parte della Santa Sede, il porporato si è detto “un po’ sorpreso di questa reazione”, in quanto papa Francesco “aveva invitato i due presidenti di Israele e Palestina a venire a Roma, nelle Pentecoste dello scorso anno, per pregare per la pace”.

Questo gesto del Santo Padre era stato “un chiaro riconoscimento di quello che la Santa Sede persegue da sempre, e cioè che una soluzione dei problemi del Medio Oriente può fondarsi solamente sulla costituzione di due Stati”, ha aggiunto Koch.

Fino ad oggi, i colloqui sono sempre stati “bilaterali”, ovvero si sono intrecciati “tra la Chiesa cattolica e gli ebrei, tra la Chiesa cattolica e i musulmani”.

È ancora prematuro, tuttavia, pensare a un “trialogo” che coinvolga simultaneamente tutte le tre grandi religioni abramitiche, “perché proprio per noi cristiani le differenze sono molto evidenti”, ha spiegato il cardinale.

In particolare l’Islam è nato “dopo il cristianesimo” ma che al tempo stesso intende se stesso “come completamento del cristianesimo”, mentre l’ebraismo è “la ‘madre’, il fondamento sul quale poggia il cristianesimo, sul quale noi poggiamo”.

Sebbene si possa parlare di un “ecumenismo abramitico”, è anche vero che “abbiamo una diversa interpretazione – cristiana, musulmana, ebraica – di Abramo, e questo deve rientrare nel dialogo”, ha quindi concluso Koch.

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ZENIT Staff

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