Uno come noi

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Gv 17,20-26

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Lettura

Gesù desidera ardentemente che i suoi discepoli diventino figli del Padre e uno fra di loro, partecipando alla comunione di vita tra il Padre e il Figlio. L’unità deve essere per il mondo il grande segno che attesta la verità del Vangelo di Gesù Cristo. L’unità dei discepoli ha come modello la Trinità: «siano uno come noi» (Gv 17,11) e come fine «perché il mondo creda che tu mi hai mandato» (Gv 17,21).

Meditazione

«Siano uno. Come tu Padre sei in me e io in te» (Gv 17,21.23). L’unità della comunità dei discepoli non è vista esclusivamente dal di dentro, ha dei riflessi vivi nei confronti del mondo, è carica di responsabilità missionaria, perché ciò che rende efficace la testimonianza della Parola annunciata è l’unità dei discepoli. A scanso di fraintendimenti, il concetto viene ribadito in brevissimo spazio: «siano anch’essi in noi uno perché il mondo creda» (Gv 17,21), «siano perfetti nell’unità, e il mondo sappia che tu mi hai mandato» (Gv 17,23). È la ripresa, ma in termini assai più espliciti, di un concetto già espresso da Gesù nell’ultima cena a riguardo del comandamento dell’amore: «Amatevi gli uni gli altri come Io ho amato voi, da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,15). L’unità fra i discepoli è un segno inconfondibile della presenza di Dio nel mondo, trasforma la comunità ecclesiale in un’epifania di Dio, e quindi è “segno” di salvezza per tutta l’umanità. Non è certo moltiplicando parole che la Chiesa converte gli uomini e salva in Cristo il mondo, quanto piuttosto vivendo l’ideale evangelico dell’unità proposto da Gesù. «Perché tutti siano uno. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi uno in noi, perché il mondo creda» (Gv 17,21). L’unità della Trinità e dei discepoli nella Trinità rende credibile l’incarnazione del Verbo eterno di Dio e testimonia il rimanere dei discepoli in Cristo, senza il quale non possono fare nulla né portare frutto. «Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri» (Gv 15,17). I discepoli di Gesù devono amarsi gli uni gli altri perché Lui li ha amati, e devono amarsi nella stessa misura dell’amore di Gesù per loro, cioè senza misura! L’amore fraterno è il distintivo dei discepoli, la gioia ne è una conseguenza! Solo così “il vostro frutto rimanga e il mondo creda che tu mi hai mandato”!

Preghiera

Spirito Santo, Respiro di cielo, aiutami a rendere credibile il Vangelo portando il tuo fuoco d’amore là dove c’è gelo; soffia sulla vela della Chiesa e metti ali ai passi di noi cristiani, perché ponti di unità costruiamo con giovani e anziani. Amen.

Agire

Oggi cercherò ad ogni costo di essere ponte di comunione e vedere ciò che unisce ignorando ciò che divide.

Meditazione a cura di mons. Mario Russotto, vescovo di Caltanissetta, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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