Allenatori sportivi: fondamentali per lo sviluppo di personalità armoniche e mature

Il messaggio di Papa Francesco al card. Ryłko, per il seminario internazionale sul tema “Allenatori: educatori di persone”, organizzato dal Dicastero per i Laici 

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Non solo i genitori, gli insegnanti, i sacerdoti e i catechisti, ma anche gli allenatori sportivi possono essere validi formatori per i ragazzi nonché punto di riferimento per la loro educazione. Così Papa Francesco nel Messaggio inviato stamane al cardinale Stanisław Ryłko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, in occasione del seminario internazionale di studio sul tema: “Allenatori: educatori di persone”. L’incontro è organizzato dalla sezione “Chiesa e Sport” del Dicastero, e si svolge oggi e domani a Roma, presso l’Auditorium di Villa Aurelia.

Nel testo, il Papa rimarca che “tutti noi, nella vita, abbiamo bisogno di educatori, persone mature, sagge ed equilibrate che ci aiutano a crescere nella famiglia, nello studio, nel lavoro, nella fede” e “che ci incoraggiano a muovere i primi passi in una nuova attività senza aver paura degli ostacoli e delle sfide da affrontare”. Sono persone, queste, “che ci spronano a superare momenti di difficoltà; che ci esortano ad avere fiducia in noi stessi e nei nostri compagni; che ci sono accanto sia nei momenti di delusione e smarrimento sia in quelli di gioia e di successo”, aggiunge il Santo Padre.

Ebbene, “anche l’allenatore sportivo – afferma – soprattutto negli ambienti cattolici dello sport amatoriale, può diventare per tanti ragazzi e giovani uno di questi buoni educatori, così importanti per lo sviluppo di una personalità matura, armonica e completa”.

Soprattutto negli anni dell’adolescenza e della prima giovinezza “la presenza di un buon allenatore-educatore si rivela provvidenziale”, ovvero in quegli anni in cui “la personalità è in pieno sviluppo e alla ricerca di modelli di riferimento e di identificazione”, “si avverte vivamente il bisogno di apprezzamento e di stima da parte non solo dei coetanei ma anche degli adulti” ed “è più reale il pericolo di smarrirsi dietro cattivi esempi e nella ricerca di false felicità”.

Una fase della vita così “delicata”, rileva il Pontefice, per cui è ancora più “grande” la responsabilità di un allenatore, il quale spesso “ha il privilegio di passare molte ore alla settimana con i giovani e di avere grande influenza su di loro con il suo comportamento e la sua personalità”. Tale influenza dipende, cioè, “da ciò che egli è come persona e da come vive che da quello che dice”, evidenzia Bergoglio.

Pertanto – soggiunge – è fondamentale che un allenatore sia esempio di “integrità”, “coerenza”, “giusto giudizio”, “imparzialità”, ma anche di “gioia di vivere”, “pazienza”, “capacità di stima” e “benevolenza” verso tutti, specialmente i più svantaggiati. Ancora più importante è che egli “sia esempio di fede!”, esclama il Santo Padre, perché “la fede, infatti, sempre ci aiuta ad alzare lo sguardo verso Dio, per non assolutizzare alcuna delle nostre attività, compresa quella sportiva, sia essa amatoriale o agonistica, ed avere così il giusto distacco e la saggezza per relativizzare sia le sconfitte che i successi”. “La fede – insiste – ci dà quello sguardo di bontà sugli altri che ci fa superare la tentazione della rivalità troppo accesa e dell’aggressività, ci fa comprendere la dignità di ogni persona, anche di quella meno dotata e svantaggiata”.

In questo senso, l’allenatore “può dare un contributo assai prezioso per creare un clima di solidarietà e di inclusione nei confronti dei giovani emarginati e a rischio di deriva sociale, riuscendo a trovare modi e mezzi adeguati per avvicinare anche loro alla pratica sportiva e ad esperienze di socializzazione”. “Se ha equilibrio umano e spirituale – afferma Francesco – saprà anche preservare i valori autentici dello sport e la sua natura fondamentale di gioco e di attività socializzante, impedendo che esso si snaturi sotto la spinta di tanti interessi, soprattutto economici, oggi sempre più invadenti”.

Alla luce di tutto questo risulta evidente che “ogni buon formatore deve ricevere una sua solida formazione”. Bisogna, cioè, “formare i formatori” e farlo richiamano le diverse organizzazioni che operano nel campo dello sport, come pure le federazioni internazionali e nazionali, le associazioni sportive laiche ed ecclesiali, “a prestare la dovuta attenzione e ad investire le necessarie risorse per la formazione professionale, umana e spirituale degli allenatori”.

“Come sarebbe bello – auspica il Pontefice – se in tutti gli sport, e a tutti i livelli, dalle grandi competizioni internazionali fino ai tornei degli oratori parrocchiali, i giovani incontrassero nei loro allenatori autentici testimoni di vita e di fede vissuta!”. La sua preghiera è quindi che, grazie anche al seminario del Pontificio Consiglio per i Laici, “si continui a promuovere la santità cristiana” nell’ambiente sportivo, “nel quale tante giovani vite possono essere raggiunte e trasformate da gioiosi testimoni del Vangelo”.  

 

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ZENIT Staff

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