Al di là di ogni divisione, c'è un filo solido che lega tutti i cristiani anche se appartenenti a Chiese e tradizioni diverse. È quell'"ecumenismo del sangue" di cui parla spesso Papa Bergoglio, che riunisce tutti i fedeli "vittime di persecuzioni e violenze solo a causa della fede che professano" in un'unica scia di sangue.
Questo concetto dirompente il Papa lo ha riproposto oggi incontrando, in Vaticano, i membri della Commissione internazionale anglicana-cattolica. Un frutto, questo, nato dallo storico incontro del 1966 tra Paolo VI e l’arcivescovo Ramsey, che dette avvio alla prima Commissione nella speranza di realizzare "un serio dialogo che, fondato sui Vangeli e sulle antiche tradizioni comuni", potesse condurre a "quella unità nella verità per la quale Cristo ha pregato".
Questa unità si riflette soprattutto nel comune destino alla persecuzione e al martirio che, da secoli, accomuna i cristiani. "Non solo adesso ce ne sono tanti, ma penso ai martiri dell’Uganda, metà cattolici e metà anglicani", afferma infatti il Pontefice.Il loro sangue però - aggiunge - "nutrirà una nuova era di impegno ecumenico, una nuova appassionata volontà di adempiere il testamento del Signore: che tutti siano una cosa sola".
Questa testimonianza vigorosa spinge tutti - cattolici, anglicani, ma non solo - ad essere "ancora più coerenti con il Vangelo e a sforzarci a realizzare, con determinazione, ciò che il Signore vuole per la sua Chiesa", afferma Francesco. Perché oggi più che mai "il mondo ha urgentemente bisogno della testimonianza comune e gioiosa, dei cristiani, dalla difesa della vita e della dignità umana alla promozione della pace e della giustizia".
A proposito di unità, il Papa ricorda poi che, a breve, saranno pubblicate “cinque dichiarazioni comuni prodotte finora nella seconda fase del dialogo anglicano-cattolico”. Un traguardo, questo, che “ci ricorda che le relazioni ecumeniche ed il dialogo non sono elementi secondari della vita delle Chiese”.
Anzi - rimarca Bergoglio - "la causa dell’unità non è un impegno opzionale e le divergenze che ci dividono non devono essere accettate come inevitabili". Ci sono alcuni che vorrebbero che, dopo cinquant’anni, "ci fossero risultati maggiori quanto all’unità", ammette il Papa. E forse quel dialogo auspicato da Montini e Ramsey appare ancora come un obiettivo lontano.
Non possiamo però "lasciarci prendere dallo sconforto", incoraggia il Santo Padre, "ma dobbiamo confidare ancora di più nella potenza dello Spirito Santo, che può sanarci e riconciliarci e fare ciò che umanamente sembra impossibile". Lo Spiritocontinua infatti "a spingerci in quella direzione, nonostante le difficoltà e le nuove sfide".
La stessa presenza oggi della Commissione in Vaticano - osserva Papa Francesco - "è indice di quanto la tradizione di fede e la storia condivise tra anglicani e cattolici possano ispirare e sostenere i nostri sforzi nel superare gli ostacoli che si frappongono alla piena comunione". Invita quindi a guardare con fiducia e realismo ai tanti progressi "che riusciremo a compiere insieme", sempre "consapevoli dell’importanza delle sfide che ci attendono".
In vista di ciò, il Vescovo di Roma chiede di invocare tutti insieme i doni dello Spirito Santo, "per essere in grado di rispondere coraggiosamente ai 'segni dei tempi', che chiamano tutti i cristiani all’unità e alla testimonianza comune".