Arturo e Filiberto, chiamati “i due imbianchini”, facevano lo stesso lavoro presso una ditta di costruzioni. Ogni sera si trovavano al bar, dopo il pesante lavoro della giornata, per “rinfrescare il becco” e far due chiacchiere con gli amici e raccontare le vicende della vita e per uno scambio, e perché no!?, di pareri sull’ultima partita della propria squadra.
Al bar, mi sono trovato anch’io con loro, invitato per un sorso. Dopo i primi convenevoli, ecco il discorso cadere sul pesante lavoraccio – così definiva Arturo il suo lavoro. Fare l’imbianchino dalla mattina alla sera; quel bianco, dopo alcune ore mi fa vedere nero. Appena posso liberarmene, cercherò un altro lavoro.
Filiberto, invece con la dignità di chi ha risolto ogni problema economico per sé e la sua famiglia, con la voglia di lavorare per far contento anche il suo capocantiere, portava con orgoglio il suo essere “pittore” e descriveva con gusto le varie fasi e i delicati passaggi e tonalità del colore da una parete all’altra.
Ogni lavoro, ogni professione può essere opprimente se affronti la fatica senza una motivazione trainante. Risulta un lavoro dignitoso, nobile se al sudore, alla fatica doni intenzione, prospettive ideali.
Fare con amore anche le più piccole cose, significa godere la certezza e la ricompensa delle grandi imprese.
Ciao da p. Andrea
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