In occasione della rappresentazione dello spettacolo Se non fosse per te, organizzato dalla Caritas di Roma, in programma stasera al Teatro Brancaccio, papa Francesco ha inviato un videomessaggio agli ospiti dei centri di accoglienza, protagonisti dello show.
“Questa iniziativa teatrale parla del vostro amore per i figli, per i genitori, per la vita, per Dio” e “racconta esperienze vere, difficili, di abbandono ed emarginazione da voi stessi vissute”, ha dichiarato il Papa.
La presenza “in cattedra” di persone senza fissa dimora mette in mostra le loro “capacità nascoste”. “Chi mai pensa che un senza dimora sia una persona da cui imparare? Chi pensa che possa essere un santo?”, ha aggiunto.
Lo spettacolo di stasera, secondo il Santo Padre, trasmetterà “preziosi insegnamenti sull’amore, sul bisogno dell’altro, sulla solidarietà, su come nelle difficoltà si trova l’amore del Padre”.
Francesco ha poi parlato della povertà come “il grande insegnamento che ci ha dato Gesù quando scese nelle acque del Giordano per essere battezzato da Giovanni il Battista”, non per “bisogno di penitenza, di conversione” ma “per mettersi in mezzo alla gente, la gente bisognosa di perdono, in mezzo a noi peccatori, e caricarsi del peso dei nostri peccati”. Da “Buon Samaritano”, Gesù accoglie noi, “malmenati dai briganti”.
Il Pontefice ha poi citato due padri della Chiesa: San Gregorio di Nissa affermava che i poveri “hanno rivestito il volto del Signore”, mentre Sant’Agostino diceva: “Sulla terra Cristo è indigente nella persona dei suoi poveri”.
Rivolto agli ospiti della Caritas, il Papa ha detto: “Voi per noi non siete un peso. Siete la ricchezza senza la quale i nostri tentativi di scoprire il volto del Signore sono vani”.
Ricordando una “lettera di auguri e di offerta di preghiere”, ricevuta subito dopo la sua elezione, Francesco ha ribadito: “In quell’occasione vi avevo chiesto di pregare per me. Rinnovo la richiesta. Ne ho veramente bisogno”.
Di seguito, il Santo Padre ha ringraziato gli operatori della Caritas romana e i tanti volontari che vanno incontro a “uomini e donne che cercano affetto, relazione, dignità, e insieme alle quali tutti possiamo sperimentare la carità imparando ad accogliere, ascoltare e a donarsi”.
Roma, del resto, ha rammentato il Papa, nella sua storia, è stata costellata da tante persone impregnate di amore di Dio: da San Lorenzo e San Pammachio, fino a Santa Fabiola, San Filippo Neri, il beato Angelo Paoli, San Giuseppe Labre, fino a don Luigi Di Liegro, fondatore della Caritas di Roma.
Il Papa ha quindi auspicato che la Capitale si manifesti “sempre più madre attenta e premurosa verso i deboli” e possa “brillare di pìetas per i sofferenti, di accoglienza per chi fugge da guerra e morte, di disponibilità, di sorriso e di magnanimità per chi ha perduto la speranza”.
Infine ha espresso un originale desiderio: “Quanto vorrei che le comunità parrocchiali in preghiera, all’ingresso di un povero in chiesa, si inginocchiassero in venerazione allo stesso modo come quando entra il Signore! Quanto vorrei questo, che si toccasse la carne di Cristo presente nei bisognosi di questa città!”.