Arte del levare

Nell’arte del vangelo ogni scalpellata atta a levare di mezzo l’uomo vecchio non è mai eccessiva

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Quel tronco d’albero, quel cirmolo arrivato tra le mani di Silvano, mio amico scultore, prima di essere toccato ha su di sé un disegno, un’ immagine almeno pensata dall’artista.

Entrato nel suo laboratorio, osservo lo scultore che, armato di scalpello e martello, è intento a dare i primi colpi… che da principio sono forti, decisi e profondi, poi man mano sempre più dosati, attenti e delicati.

Lo scalpello è lo strumento capace solo di “togliere”, e perciò più idoneo alla scultura che è “l’arte del levare”.

A chiunque entri in monastero, Giovanni della Croce, mio fondatore, raccomanda di amare ogni prossimo col quale vivrà, perché ognuno che incontra ha la provvidenziale incombenza di essere per lui uno scalpello necessario a smussare, levare la ruvidezza, lo rozzezza del suo uomo vecchio, fino ad essergli strumento prezioso perché in lui risulti e risalti l’uomo nuovo.   

Forse intempestivo, chiedo a Silvano se non ci sia il pericolo di togliere troppo da quel legno. Lui, senza distogliere lo sguardo dalla scultura, mi risponde che sta arrivando proprio a quel punto di attenta rifinitura che non gli consente di distrarsi, col pericolo di levare troppo con qualche colpo eccessivo.

Nella tua arte, Silvano, c’è il pericolo di togliere troppo, ma nell’arte del vangelo invece, ogni scalpellata atta a levare di mezzo l’uomo vecchio non è mai eccessiva.

Come il legno sembra mostrare riconoscenza a chi lo ferisce per farne opera d’arte, così il cristiano risponde con amore a chiunque, provvidenziale nemico, scalpella a morte il suo io per far nascere in lui Dio.  

Ciao da p. Andrea

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Andrea Panont

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