Un accorato appello in difesa dei cristiani perseguitati è arrivato dal cardinale Béchara Raï, patriarca maronita di Antiochia, durante il suo intervento di sabato scorso all’Unesco.
Il porporato è giunto a Parigi, dove domani incontrerà il presidente Hollande, dopo essere stato in Armenia in occasione delle celebrazioni commemorative del genocidio.
Il patriarca ha sottolineato che l’esodo dei cristiani, ovvero coloro che “sono in attesa dell’aurora”, rischia di indebolire anche “il ruolo dei cristiani moderati”. Raï ha anche lamentato la lentezza della comunità internazionale “nel fermare l’opera di morte e devastazione di assassini senza fede e senza frontiere”.
Riflettendo sulla presenza cristiana in Medio Oriente e sulla sua influenza positiva sulla pace, il patriarca maronita ha subito individuato nella “risoluzione del conflitto israelo-palestinese”, la prima condizione per preservare tale presenza.
Raï è venuto all’Unesco “per portarvi la voce di quelli a cui hanno tolto la voce”, riferendo della “angoscia di milioni di rifugiati, di sfollati, di anziani e bambini, di donne e uomini” con un avvenire assai incerto davanti a sé.
“Dal cuore della notte che ci avvolge – ha proseguito il cardinale – nelle tenebre più oscure che ci circondano, lancio un accorato appello a tutti quelli che sono in attesa di osservare l’aurora, in Oriente come in Occidente, in Europa come nel mondo arabo, cristiani e fedeli dell’islam perché ci aiutino a elevare la speranza e a confortare una volta di più popoli abbandonati, inermi, cacciati e perseguitati, in questo loro amaro desiderio di non rassegnarsi alle avversità”.
Il giorno successivo, in occasione dell’inaugurazione della sede della nuova diocesi maronita di Francia, il patriarca Raï ha lanciato due appelli per l’elezione senza ritardi del nuovo presidente della Repubblica libanese, la cui sede è rimasta vacante dal 25 maggio 2014.