Nel discorso al Parlamento Europeo a Strasburgo, il 25 novembre 2014, Papa Francesco, riferendosi al fenomeno dell’emergenza della immigrazione in Europa, rivolse un invito accorato a trovare soluzioni concrete e univoche, ispirate a legislazioni adeguate che cancellino il problema dalla radice, colpendo le cause e non limitarsi alle cure degli effetti. Il Papa fu chiaro nell’affermare:“Non si può tollerare che il Mar Mediterraneo diventi un grande cimitero! Sui barconi che giungono quotidianamente sulle coste europee ci sono uomini e donne che necessitano di accoglienza e di aiuto. L’assenza di un sostegno reciproco all’interno dell’Unione Europea rischia di incentivare soluzioni particolaristiche al problema, che non tengono conto della dignità umana degli immigrati, favorendo il lavoro schiavo e continue tensioni sociali”.
“L’Europa – aveva aggiunto il Pontefice – sarà in grado di far fronte alle problematiche connesse all’immigrazione se saprà proporre con chiarezza la propria identità culturale e mettere in atto legislazioni adeguate che sappiano allo stesso tempo tutelare i diritti dei cittadini europei e garantire l’accoglienza dei migranti; se saprà adottare politiche corrette, coraggiose e concrete che aiutino i loro Paesi di origine nello sviluppo socio-politico e nel superamento dei conflitti interni – causa principale di tale fenomeno – invece delle politiche di interesse che aumentano e alimentano tali conflitti. È necessario agire sulle cause e non solo sugli effetti”.
Dopo l’ennesima tragedia del mare nel Canale di Sicilia il 19 Aprile scorso, dove sono morti oltre 700 persone,il Cardinale Antonio Maria Vegliò, Presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti e degli Itineranti, esprimere la sua delusione sul vertice dei leader dell’Unione Europea sulle migrazioni che si è svolto 23 aprile a Bruxelles.
Il Presidente del Pontificio riprende con coraggio il monito di Papa Francesco del 25 Novembre 2014 del Discorso a Strasburgo all’UE, attualizzandolo tristemente alla nuova mancanza di pianificazione per un inizio concreto di annientamento del problema della immigrazione clandestina, e usa parole forti e chiare: “Non siamo soddisfatti di questo accordo. Qualcosa è stato fatto, come il finanziamento dell’operazione Triton, ma così non si risolve il problema. Servirebbe un programma a lungo termine, una politica delle migrazioni seria”.
L’iniziativa dell’Europa di triplicare i fondi per l’operazione Triton, da 3 a 9 milioni di euro al mese, una cifra considerevole annua di 109 milioni di euro, ma questa non è la soluzione, essa appare come un mettere a posto la coscienza, ma in pratica ci si lava le mani e si rimanda a chi vive il problema quotidianamente come l’Italia e altri paesi che si affacciano nel Mar Mediterraneo.
La parola accoglienza è estranea al dibattito dell’UE: l’Inghilterra, come altri paesi dell’UE, non è disposta all’accoglienza degli immigrati. “Questo è un atteggiamento molto egoistico – osserva il Cardinale Vegliò – Tutti sono disposti a dare soldi, basta che non vengano a disturbare nel proprio Paese. La soluzione è combattere contro le cause delle migrazioni, ossia bonificare i Paesi da cui fuggono. È chiaro, non sono questioni di facile soluzione, però l’Europa non si è mai data la premura di fare una politica delle migrazioni”.
Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, interviene in comunione con quanto la Chiesa Cattolica Universale spera e chiede per cancellare il fenomeno della immigrazione clandestina nel mondo e in primo piano nel Mediterraneo, dove in particolare il problema si presenta con maggiore violenza è l’Italia: “Ci vuole un intervento più concreto per affrontare questo problema, Serve la lotta ai trafficanti di esseri umani e lottare contro carestia, miseria, violenza, la guerra in questi Paesi che costringono la povera gente specialmente i più indifesi ad allontanarsi e a tentare la fortuna. Il numero di queste persone disperate cresce e quindi aumentano le esigenze di accoglienza e di integrazione e le nostre diocesi italiane continueranno a fare la propria parte”.
Il cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento e presidente della Fondazione Migrantes, commentando la nuova tragedia dei migranti morti in mare che si è consumata al largo della coste libiche ha detto: “Dobbiamo prendere atto – ha detto il porporato – che la storia sta prendendo questa piega. Se vogliamo che le cose non peggiorino è necessario che chi sta nella stanza delle decisioni cominci a prendere delle decisioni diverse. Non possiamo meravigliarci che continuino i morti né possiamo rassegnarci davanti alla morte di ogni uomo che grida giustizia”.
Il Direttore della Fondazione Migrantes della Cei mons. Giancarlo Peregoesprime con chiarezza il suo pensiero ribadendo che gli sforzi della UE non sono risolutivi del fenomeno tragico della immigrazione clandestina ma che occorre fare molto di più: “Il vertice europeo vede piccoli passi di una Europa che è ancora incerta e paurosa di affrontare un dramma di migliaia di persone che sono sulle coste libiche, di 200.000 persone che sono arrivate in Europa lo scorso anno e di questi morti che ci lasciamo alle spalle. Piccoli passi perché, se è vero che sono state aumentate le risorse, che hanno raggiunto sostanzialmente la stessa somma che l’Italia aveva messo a disposizione da sola per Mare Nostrum e si lotta ancora contro i trafficanti con alcune azioni anche puntuali, si dimentica completamente una serie di aspetti che erano invece fondamentali e anche richiesti dall’Onu. Questi aspetti erano i canali umanitari e il rafforzamento di un numero sensibile più alto di accoglienza dei rifugiati nei diversi Paesi europei. E si dimentica ancora una volta il soccorso in mare. Credo quindi che da questo vertice abbiamo la sconfitta di un’Europa sociale e solidale di fronte al dramma delle migrazioni”.
In concreto cosa si può fare? Aspasia Papadopoulou, senior policy adviser per il Consiglio Europeo Rifugiati e richiedenti Asilo intervistata da Euronews afferma:“L’Unione europea non sta prendendo il problema in modo serio. Abbiamo l’impressione che ai 28 Stati membri non interessi salvare le persone nel Mediterraneo. E’ soltanto quando ci sono dei morti che scatta l’allarme. Tutto quello che è stato fatto in questo anno e mezzo dalla tragedia di Lampedusa è stato rafforzare i controlli e la sorveglianza lungo le frontiere.Il sistema Dublino è in vigore da tantissimi anni. E’ stato rivisto, ma allo stesso tempo permangono ancora diversi problemi”.
“Gli Stati europei periferici e i problemi che si trovano ad affrontare sono la dimostrazione che il sistema non funziona – spiega -. E’ un sistema che aumenta la vulnerabilità delle persone, dei migranti stessi, e allo stesso tempo crea un fardello pesantissimo per i Paesi europei più esposti. Al suo posto dovrebbe essere creato un sistema in grado di assicurare una distribuzione equa delle responsabilità, che sappia tener conto delle necessità dei rifugiati e delle loro famiglie. Non si tratta soltanto di una questione di numeri e di distribuzione, ma anche di non inficiare gli affetti dei migranti, se hanno famiglia, garantendogli un futuro reale”.
Per la Papadopoulou, “non si tratta di meccanismi complessi, se esiste una reale volontà politica condivisa dai 28 stati membri e supportata da Frontex. Si potrebbe agire in modo veloce nel Mediterraneo ad esempio per accogliere i migranti in arrivo. Allo stesso tempo esistono anche altre misure aggiuntive: come la ricollocazione dei rifugiati o anche la concessione di visti umanitari. Che potrebbero servire per garantire alle persone in pericolo di arrivare in Europa legalmente, senza dover ricorrere all’immigrazione clandestina”.
Federica Mogherini, Capo della Diplomazia Europea, ha parlato chiaramente della condivisione del peso e della responsabilità di questo
dramma per tutti gli Stati membri dell’UE. Sul tavolo dei negoziati c‘è ancora una volta il Regolamento Dublino II. Al momento, infatti, l’Italia è impossibilitata a inviare rifugiati in altri Paesi membri.
“La nostra Europa si gioca la sua credibilità e il suo stesso futuro: senza la consapevolezza del proprio ruolo nel mondo e senza solidarietà non è Europa”. Lo afferma il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella soffermandosi, nel discorso per il 70/o della Liberazione di Italia il 25 aprile, sull’emergenza immigrazione. “L’UE deve essere all’altezza del passaggio epocale che attraversiamo e sviluppare politiche capaci di ridurre gli squilibri interni e i troppi egoismi”.
Michael Roth e Thierry Repentin, Ministri degli Affari Europei e incaricati della cooperazione tra Germania e Francia, in una intervista al Sole 24 Ore il 7 marzo 2014 hanno affermato in modo congiunto: “L’Europa non è il problema ma una delle soluzioni. Abbiamo bisogno di un’Europa più forte, più solidale, più prospera e più giusta. Dobbiamo ridare vitalità all’Europa della solidarietà. La solidarietà è insieme ideale e valore, metodo e politica”.