L’arte sacra, fatta di pitture e sculture che figurativamente e narrativamente propongono il messaggio del Vangelo, e raccontano le sacre storie, parlando di Dio, del suo amore e della sua salvezza, sono parte integrante della vita del Cristianesimo. Innumerevoli sono le fonti che possono essere invocate. Vorrei ricordare soltanto la forza del Crocifisso nella vita di San Francesco. Nella Vita seconda di san Francesco di fra Tommaso da Celano, leggiamo:
«Era già del tutto mutato nel cuore e prossimo a divenirlo anche nel corpo, quando, un giorno, passò accanto alla chiesa di San Damiano, quasi in rovina e abbandonata da tutti.
Condotto dallo Spirito, entra a pregare, si prostra supplice e devoto davanti al Crocifisso e, toccato in modo straordinario dalla Grazia divina si ritrova totalmente cambiato. Mentre egli è così profondamente commosso, all’improvviso –cosa da sempre inaudita- l’immagine di Cristo crocifisso, dal dipinto gli parla, muovendo le labbra. “Francesco – gli dice chiamandolo per nome- va’, ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina”. Francesco è tremante e pieno di stupore, e quasi perde i sensi a queste parole. Ma subito si dispone ad obbedire e si concentra tutto su questo invito. Ma, a dir vero, poiché neppure lui riuscì mai ad esprimere l’ineffabile trasformazione che percepì in se stesso, conviene anche a noi coprirla con un velo di silenzio.
Da quel momento si fissò nella sua anima santa la compassione del Crocifisso e, come si può piamente ritenere, le venerande stimmate della Passione, quantunque non ancora nella carne, gli si impressero profondamente nel cuore». Non serve un commento, per una storia che tutti conosciamo, per il significato di un crocifisso che da secoli suscita devozione.
Vorrei ricordare anche la devozione che papa Francesco tributa alle statue e alle immagini della Madonna, che sempre saluta, benedice, di fronte alle quali si prostra con rispetto filiale. La ricorrenza con cui rende omaggio a Maria Salus Popoli Romani ogni volta che ritorna a Roma, dopo un lungo viaggio.
Sarebbe facile dire che si tratta di leggende, di fede popolare, di qualcosa di lontano dalle grandi verità teologiche. Ma sarebbe sbagliato. Perché il Dio che si incarna in Gesù Cristo ama parlare al suo popolo con la concretezza, e la fede del popolo raccoglie ed esprime la profondità immensa dell’amore di Dio, lo stesso che anima la teologia e lo stesso che si esprime nei crocifissi di legno, nelle immagini dipinte.
Papa Francesco, il Papa che viene dalla terra dei grandi Santuari Mariani, comprende la profondità di questo aspetto della fede. E ne dà una accorata chiave di lettura in un passaggio della Evangelii Gaudium:
«Per capire questa realtà c’è bisogno di avvicinarsi ad essa con lo sguardo del Buon Pastore, che non cerca di giudicare, ma di amare. Solamente a partire dalla connaturalità affettiva che l’amore dà possiamo apprezzare la vita teologale presente nella pietà dei popoli cristiani, specialmente nei poveri. Penso alla fede salda di quelle madri ai piedi del letto del figlio malato che si afferrano ad un rosario anche se non sanno imbastire le frasi del Credo; o a tanta carica di speranza diffusa con una candela che si accende in un’umile dimora per chiedere aiuto a Maria, o in quegli sguardi di amore profondo a Cristo crocifisso. Chi ama il santo Popolo fedele di Dio non può vedere queste azioni unicamente come una ricerca naturale della divinità. Sono la manifestazione di una vita teologale animata dall’azione dello Spirito Santo che è stato riversato nei nostri cuori (cfr Rm5,5).» (Evangelii Gaudium, n. 25).
A questo punto ci chiediamo, come si può dire che sono solo “statuette”?
Rodolfo Papa, Esperto della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, docente di Storia delle teorie estetiche, Pontificia Università Urbaniana, Artista, Storico dell’arte, Accademico Ordinario Pontificio.
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