L’elevazione agli onori degli altari del frate che, nel 1700, portò l’annuncio di Cristo in tutta la Alta California, era stata anticipata a gennaio dallo stesso Pontefice ai giornalisti presenti sul volo di ritorno Colombo-Manila. “A settembre, a Dio piacendo, celebrerò la canonizzazione di Junipero Serra, negli Stati Uniti, perché è stato l’evangelizzatore dell’ovest degli Stati Uniti”, aveva detto il Papa, spiegando il concetto di “canonizzazione equipollente”.
Una formula, questa, utilizzata per proclamare santo padre Giuseppe Vaz in Sri Lanka, che si usa cioè – aveva spiegato Francesco – “quando da tanto tempo un uomo o una donna è beato, beata, e ha la venerazione del popolo di Dio, di fatto è venerato come santo, e non si fa il processo del miracolo”.
È il caso appunto di fray Serra, la cui santità era riconosciuta già in vita dai suoi contemporanei per lo zelo missionario, per la difesa dei diritti dei nativi, per l’attenzione ai poveri e la testimonianza costante di fede in Dio.
Il Papa lo inserirà quindi nella schiera dei Santi, con una cerimonia che si svolgerà sulla spianata del Santuario nazionale dell’Immacolata concezione. Prima, però, il Pontefice presiederà la Messa nel Pontificio Collegio Nordamericano, sul Gianicolo, a Roma, il prossimo 2 maggio, in occasione della Giornata di riflessione «Fray Junipero Serra, apostolo della California, testimone di santità».
L’evento è stato presentato questa mattina in Sala Stampa vaticana dal cardinale Marc Ouellet, presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, dal rettore del collegio, mons. James Checchio, dal postulatore padre Vincenzo Criscuolo e da Guzman Carriquiry, segretario incaricato della vicepresidenza della Pontificia Commissione per l’America Latina.
Proprio loro saranno i protagonisti della Giornata di riflessione che, presieduta da Ouellet, prenderà il via alle 8.30 con una serie di testimonianze di diverse personalità: oltre a padre Criscuolo e il prof. Carriquiry, anche l’arcivescovo di Los Angeles, mons. José H. Gomez, e Carl Anderson, cavaliere supremo dei Cavalieri di Colombo. L’evento si concluderà, quindi, alle 12.15 con la Celebrazione eucaristica presieduta dal Papa.
Obiettivo della Giornata – come sottolineato dai quattro relatori – è “diffondere la conoscenza sulla vita, la missione e la testimonianza di santità di Fray Junipero Serra”, e anche “favorire la devozione al prossimo futuro santo”.
“Sono molto grato – ha detto il card. Ouellet ai giornalisti – per la vostra collaborazione per far conoscere questa buona notizia della canonizzazione, che avrà un impatto importante non solo per i cattolici statunitensi, ma in tutto il mondo perché farà conoscere la figura di un grande evangelizzatore”.
Alcune pennellate della personalità e dell’opera del futuro santo le ha offerte oggi padre Criscuolo, illustrando l’imponente Positio di circa 1200 pagine, da sottoporre ancora al vaglio della Congregazione per le cause dei Santi. Il postulatore ha parlato quindi di un uomo dalla grande forza interiore, fiducioso sempre nella provvidenza divina, che non esitò a porsi in conflitto con i comandanti delle regioni in cui portava la missione cristiana. “Egli annunciò il Vangelo, cioè la sublime coscienza di essere creature di Dio, chiamò i nativi ‘figli’ e si prese cura di loro come tali”, ha sottolineato.
Ciò, tuttavia, non gli risparmiò diverse critiche. In passato, quando si parlava di punizioni corporali che il missionario infliggeva agli indigeni. “Accuse un po’ strumentali”, ha osservato Carriquiry, sulle quali “è inutile soffermarsi anche perché non reggono il confronto con le verità storiche e le più serie pubblicazioni sulla vita e l’opera di fray Junipero”. Il grande e amorevole lavoro di Serra per i nativi è infatti ben documentato, ha risposto Criscuolo, “e anche gli interventi storiografici poco sereni sono debitamente smentiti dalla documentazione”.
Ma i problemi per il missionario di Maiorca sono sopraggiunti anche nel presente. Anzi, proprio qualche giorno fa, quando è stata diffusa la notizia dell’intenzione del Senato californiano di voler sostituire l’effigie del frate, collocata nella Sala dei notabili del Campidoglio di Washington, in rappresentanza dello Stato, con la statua di un astronauta.
La questione è stata sollevata da una giornalista in conferenza stampa. A rispondere Carriquiry che ha smorzato la notizia dicendo: “Cosa può voler significare? Seppellire nell’oblio o nell’ideologia lo straordinario contributo cattolico e ispanico all’origine non solo della California ma degli Stati Uniti? In uno Stato in cui vivono molti milioni di ispanici che venerano fray Junipero? Si vuole eliminare l’unico ispanico presente nella sala dei notabili del Paese? E dal Campidoglio di Washington precisamente quando sarà a Washington il primo Papa ispanico della storia che si propone di canonizzarlo?”.
“Con garbo”, ha aggiunto l’intellettuale uruguayano, “diciamo che non sarebbe uno straordinario benvenuto da parte di una terra che si propone come esempio di tolleranza. Sono sicuro che la Conferenza Episcopale degli Stati Uniti – ha concluso – non mancherà di prendere iniziative per custodire la vera memoria di padre Junipero e proporre la sua testimonianza per il bene di tutto il paese”.