L’amico Gigi ha una storia che mi lascia con la bocca dolce. Me l’ha raccontata descrivendomi la sua casa. Mi ha confidato le ragioni di ogni stanza e di ogni metro quadrato.
Ciò che mi ha colpito della casa di Gigi, è quello che lui ha battezzato “angolo della pace”.
“È l’appartamento per mio figlio Ernesto – comincia a raccontarmi – Ti dico subito perché l’ho gelosamente riservato per lui.
Io ero sposato da appena due anni. Attraversavo un momento terribile; una forte crisi matrimoniale…Stavo per abbandonare la moglie e il bambino di pochi mesi. Avevo tutte le ragioni per farlo. Ero circondato da amici che – disgraziatamente – mi davano ragione. Tanto che non mi rendevo conto che le mie ragioni erano soltanto mie. Ero come un gatto che si mordeva la coda. Facevo soffrire mia moglie che ora adoro e martoriavo inutilmente me stesso. Non avevo la luce per uscire da questo tunnel.
Disperato, vado a trovare mio padre, uomo saggio e lungimirante e che, soprattutto, mi voleva bene. Con lui avevo e ho sempre avuto – e lui con me – un bellissimo rapporto basato sulla fiducia e sulla sincerità.
Aspetto l’ora della cena, comunque un momento di calma per lui e per me. Ero deciso di comunicargli il proposito di abbandonare la famiglia.
Ma… non gli dissi nulla; mi è bastato stare con lui due giorni per uscire dal buio e vedermi sciolti in mano i nodi che io avevo costruito con le mie mani. Ecco perché in casa mia ho riservato “l’angolo della pace” per mio figlio Ernesto.
Ernesto sa che quando ha momenti di crisi con se stesso, con gli altri e particolarmente con la propria famiglia, può stare per qualche giorno con il papà.”
Questa è la storia di papà Gigi col figlio Ernesto.
Anch’io ve l’ ho raccontata perché tutte le volte – ed è spesso – che ho difficoltà col mio prossimo, ho imparato a sciogliermi e risolvermi andando a “stare con il Papà”, a vivere nell’ “angolo della pace”. Stando con Lui ho la luce per comprendere che ogni prossimo è mio fratello e che ogni fratello è per me un regalo di Papà.
Ciao da p. Andrea
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