Andrea, fra cent'anni…

O questa notte… E’ saggezza, è sapienza vivere “contando i propri giorni”

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Scrivo volentieri queste righe soprattutto per ricordare con affettuosa riconoscenza un mio carissimo amico, Eusebio, già da alcuni anni in paradiso.

Ogni volta che mi vedeva preoccupato o eccessivamente ansioso per qualsiasi motivo, con una tempestività e opportunità provvidenziali, mi sussurrava: “Andrea, fra cent’anni noi due non ci saremo”.

In quel periodo, di tanto in tanto andavo a trovare un vecchietto, ormai ammalato gravemente; era strano vederlo inquietarsi perché non trovava più la pallina da pingpong con cui far giocare il suo gatto.

Come pure all’ospedale assistere un amico paralizzato, mezzo cieco,  era strano sentirlo rimproverare aspramente un familiare che non gli aveva riportato un libro.

Meravigliano questi e simili episodi; ma li racconto per dire  a me stesso, che pure sto bene, quanto sia sempre ridicolo portare comunque delle pretese.

L’ amico Eusebio, ripetendomi il suo “fra cent’anni…” mi ha convinto che neppure la piena salute può giustificare atteggiamenti di ansia o preoccupazione o pretesa. E’ saggezza, è sapienza vivere “contando i propri giorni” – “E’ pensando al  giorno della propria morte che si conduce una vita perfetta”.

Ogni volta che entro in zona pretese mie o di altri, anche se umanamente giustificabili, mi sento dire, non solo da Eusebio, ma anche da Gesù: “stolto, fra cent’anni… o questa notte…”. 

<p>Allora torna la calma, la serenità e la saggezza.

Ciao da p. Andrea

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Andrea Panont

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