Parole o lettere in mostra al Vittoriano di Roma

L’alfabeto armeno o quelle parole che annualmente cadenzano la lingua italiana

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Al Vittoriano, sia che vi si entri da via di San Pietro in Carcere oppure da Piazza dell’Aracoeli, le strutture museali all’interno ospitano attualmente due interessanti mostre ad ingresso gratuito, entrambe a ricordare due importanti eventi. Una intitolata Armenia, il popolo dell’Arca all’interno della quale vi è un’ampia sezione dedicata al centenario del genocidio armeno il cui inizio simbolico è datato 24 aprile 1915; la seconda 1925 – 2015 Treccani, la cultura degli italiani, per il 90esimo anniversario dalla fondazione dell’Istituto dell’Enciclopedia Treccani nato per la realizzazione dell’omonima enciclopedia (1).

Se l’una vuole raccontare la storia dell’Armenia, “ricca di fascino e che affonda le sue radici nella tradizione biblica del Diluvio Universale, emblema di rinascita e di nuova vita”, l’altra “si prefigge di ripercorrere il duplice cammino della storia del nostro Paese, dell’Istituto Treccani” e naturalmente del suo fondatore Giovanni Treccani degli Alfieri.  

Affascinante anello di congiunzione tra i due percorsi sono le lettere dell’alfabeto armeno da una parte e la storia delle parole che hanno contraddistinto i primi novanta anni della Treccani dall’altra.

In un elegante schermo digitale nero al centro di una sala sono rappresentate, in bianco, le lettere dell’alfabeto armeno sulle quali, in modalità touchscreen, è possibile ascoltarne il suono. Così si racconta la storia della nascita dell’alfabeto armeno: Il giovane ieromonaco Mashtots, dopo aver viaggiato per l’Armenia per raccogliere i fonemi della lingua parlata dal suo popolo, partì per portare a compimento l’idea di un alfabeto proprio per l’idioma armeno. Giunto a Samosata incontrò lo scriba greco Rufino, con l’aiuto del quale modellò le trentasei lettere dell’alfabeto armeno che, secondo le parole dello storico Mosè di Corene, egli aveva visto “nell’officina del suo cuore”, incise sulla pietra dalla mano di Dio. Subito dopo, assistito da due discepoli, si dedicò all’opera che più gli stava a cuore, ossia la traduzione in armeno della Bibbia, che lo stesso Rufino si occupò di trascrivere nei caratteri da poco creati (2).

Invece, nell’altra mostra, lungo le pareti e le sezioni che espongono i libri sinora pubblicati dalla Treccani, a cui si aggiungono molti approfondimenti con gli oggetti-simbolo dell’Istituto come documenti originali, fotografie, illustrazioni ed incisioni, fanno bella mostra le novanta parole che annualmente hanno scandito la vita del paese e quelle della Treccani. Ne segnaliamo qui una per ogni decennio: 1925 Cruciverba, 1935 Neutrone, 1945 Gettone, 1955 Radiolina, 1965 Satellite Artificiale, 1975 Miniassegno, 1985 Telefono cellulare, 1995 DVD, 2005 Sudoku, 2014 Tinder mentre per la scelta della parola del 2015 i visitatori possono partecipare utilizzando una cartolina messa a disposizione ed inviandola successivamente con la loro proposta alla Treccani (3).

La mostra sull’Istituto Treccani non poteva che chiudersi con una sezione dedicata alla Divina Commedia, sia con la possibilità di sfogliare alcune preziose edizioni e sia con l’opportunità di ammirare le illustrazioni ai versi di un grande artista dell’arte contemporanea come Mimmo Paladino il quale, nell’ultima tela, tramite una stilizzata barca a vela arcobaleno con la prua rivolta verso l’alto, rappresenta una terzina del XXXIII Canto del Paradiso “Un punto solo m’è maggior letargo / che venticinque secoli alla ‘mpresa, / che fe’ Nettuno ammirar l’ombra d’Argo”.

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NOTE

1) La mostra sull’Armenia sarà aperta sino al 3 maggio, quella sulla Treccani sino al 24 dello stesso mese.

2) Sintesi tratta dal pannello esplicativo che introduce alla sezione, intitolato “Lingua e Alfabeto”. Altre due interessanti sezioni sono quelle dedicate alla “Arte e Architettura” e “La Croce nella cultura armena”. Di grande impatto emotivo i sonori, recitati dall’attore Paolo Kessisoglu, delle riflessioni dell’epoca sul genocidio armeno a cura del politico cattolico Filippo Meda, dello statista di origine ebraica Luigi Luzzatti e di un giovane intellettuale, Antonio Gramsci.

3) Ad arricchire ulteriormente l’esposizione vi sono anche approfondimenti digitali con percorsi interattivi sul web e installazioni video con materiali dell’archivio dell’Istituto Luce e di Rai Storia. Sono installate inoltre sette postazioni interattive, costituite da dispositivi touchscreen, che consentono una navigazione multimediale all’interno dei contenuti Treccani, selezionati secondo le seguenti aree tematiche: L’Italia e la sua arte; L’Italia e la sua Storia; la cucina italiana come cultura; Il tesoro della lingua italiana; Le scienze; Il labirinto enciclopedico; La musica italiana: Giuseppe Verdi.

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Antonio D'Angiò

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