L'Umanesimo terreno e le non regole del "commercio celeste"

L’uomo nel costruire un mondo migliore deve chiedere al Signore la sua eternità, il suo Paradiso, la sua coscienza divina, la sua capacità di essere oltre, la sua volontà di amare l’altro, il suo perdono

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La prepotenza dell’uomo del nostro tempo ha superato ormai ogni limite. Sì è convinto che possa permettersi il lusso di realizzare un nuovo Umanesimo, chiudendolo nei parametri ristretti del mondo terreno. Ma non basta! Ha preteso, con quotidiana spavalderia, di far parte di una religione alla quale non bisogna restituire nulla in cambio. Una Parola, a cui attingere, senza osservare le regole del “commercio celeste” che, al contrario della vita di ogni giorno, non dovrebbe reclamare un corrispettivo per quanto chiesto e avuto. Andiamo per ordine. Ritengo che sia una pura illusione immaginare un Umanesimo, capace di ridare alle nostre comunità la profondità trascendentale delle proprie azioni, senza partire dall’insegnamento universale di Gesù.  Se si vuole esattamente innalzare il livello sociale e spirituale del tempo in cui si vive, non può esserci altra strada se non questa. Dobbiamo metterci in testa, in qualsiasi funzione si operi sul territorio, che dipende dalle nostre scelte l’evoluzione o meno dei rapporti umani, sia essi professionali, politici, sociali, economici, religiosi, familiari, ecc. Dobbiamo allora decidere se orientare qualsiasi impegno verso confini ben precisi e limitati o spingerci oltre, non verso l’ignoto, ma dentro la verità che da duemila anni regge il confronto con le conquiste o le storture della storia. Tutti sanno che la terra ha bisogno di un nuovo Umanesimo. La Chiesa stessa si interrogherà a novembre, nella città di Firenze, su quale Umanesimo l’uomo dovrà puntare la sua attenzione, per contribuire a migliorare la collettività, liberandola da una dipendenza terrena sempre di più sofisticata ed esasperata.

Intanto l’uomo ha dimenticato la differenza tra l’Umanesimo costruito dagli uomini e quello indicato dall’insegnamento del Figlio dell’Uomo. Quest’ultimo ha rivelato al mondo e non solo ai suoi discepoli di oggi e di ieri, come trasformare il tempo in eternità; la morte in vita; il corpo in spirito; la croce in mezzo di redenzione e salvezza; la stessa perdita della vita in vantaggio eterno. Indirizzi universali che permettono di ampliare l’orizzonte della conoscenza umana, per guardare oltre la stessa morte. Noi facciamo di tutto per disdegnare queste luci di verità, per rimanere a guardare al di qua del mistero del trapasso ad altra vita. Se ci guardassimo intorno ci accorgeremmo subito, qualunque sia la nostra formazione culturale e spirituale, che tipo di Umanesimo voglia nei fatti la nostra società. C’è un concetto di vita che si presenta pericoloso e devastante per l’essere umano, a cui andrebbe invece riservata una considerazione maggiore, amorevole, consapevole. Se questo non avviene è perché si va sempre di più allargando il fronte, pur se a parole si affermi spesso il contrario, che l’esistenza umana non sia altro che il percorso tracciato tra la nascita e la morte. Si capisce come un principio del genere possa spingere l’uomo a puntare su un modello naturale del tutto ancorato ad un tempo esistenziale certo. Una chiave di lettura capace di imbastire una razionale licenza individuale e comunitaria, volta a disfare qualsiasi legame ordinario e sacro tra gli uomini. Su questo sfondo che volete che rappresenti un matrimonio; un aborto; uno stupro; un furto; una rapina; l’eutanasia; l’abuso di alcol, di droga, di divertimenti sfrenati, oltre ogni decente limite! Tutto così è possibile, perché ritenuto un diritto che sta alla base di una piena e illimitata libertà personale.

Non penso che possa nascere un vero Umanesimo racchiuso nella cornice di un tempo falso ed alterato. Gli manca qualcosa di centrale e di insostituibile. Scrive a proposto il teologo mons. Di Bruno: “Gli manca la verità di se stesso che è l’eternità. L’uomo è fatto di tempo e di eternità. Il tempo è di un attimo. L’eternità è infinita e viene dopo il tempo. Il vero umanesimo di Gesù invece si fonda su una verità basilare, potremmo dire su una regola commerciale. Quando qualcuno vuole acquistare qualcosa deve pagare qualcosa. Nessuno può prendersi un oggetto di valore senza pagare l’equivalente in denaro”. Condivo questo messaggio chiaro e di verità. L’uomo nel costruire un mondo migliore deve chiedere al Signore la sua eternità; il suo Paradiso; la sua coscienza divina; la sua capacità di essere oltre; la sua volontà di amare l’altro; il suo perdono; la consapevolezza di vivere nella pace del cuore e nella corretta salute del corpo. A noi per avere tutto questo ci viene chiesto il nostro tempo, il nostro corpo, la nostra volontà, il nostro respiro. È un baratto, che ha le regole del commercio naturale, che diventa celeste: tempo per eternità; corpo mortale per corpo spirituale; croce di oggi per gioia infinita; Lui resta Lui e noi restiamo noi. Leggiamo in Marco: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. Quando prevalgono le non regole del “commercio celeste”, è allora che l’uomo si impossessa della sua vita e la vive secondo suoi precisi canoni, tutti però orientati, finalizzati alla conquista delle cose di quaggiù, alla base di un Umanesimo che rimane solo terreno e quindi aperto alle iniquità, errori, sconfitte e rallentamenti della nostra civiltà.

Chi volesse contattare l’autore può scrivere al seguente indirizzo email: egidio.chiarella@libero.it. Per ulteriori informazioni: www.egidiochiarella.it. Per ordinare l’ultimo libro di Egidio Chiarella si può cliccare qui.

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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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