Kiko Argüello lo definisce “un privilegio concesso da Dio”. Il cardinale Vallini “un miracolo” che si compie nelle strade della Capitale. Entrambi sono comunque d’accordo che l’iniziativa “Missione nelle 100 piazze” – che per il terzo anno consecutivo le comunità del Cammino Neocatecumenale realizzano nelle cinque domeniche dopo Pasqua in ogni parte del mondo – sia una grazia per le città e le persone coinvolte.
I frutti, d’altronde, parlano chiaro: “Con questa missione di strada abbiamo salvato molta gente”, ha dichiarato Kiko a ZENIT, a margine dell’incontro di oggi nella basilica di San Paolo fuori le Mura, durante il quale il cardinale Vicario ha ‘inviato’ le circa 500 comunità della Diocesi di Roma. “Ci sono state molte conversioni – ha spiegato l’iniziatore dell’itinerario neocatecumenale -, molte persone che stavano sul punto di suicidarsi che hanno ricevuto una parola. Abbiamo parlato loro di Cristo e hanno trovato sollievo. Con le comunità di tutto il mondo siamo andati in 10 mila piazze”.
Tra queste, 100 erano piazze di Roma: dai piazzali di quartiere fino agli spazi più importanti e conosciuti come piazza Risorgimento, Villa Borghese, piazza del Popolo, piazza Bologna, piazza della Repubblica, piazza Re di Roma ecc.
Vallini ha voluto incoraggiare fortemente la terza edizione di questa iniziativa missionaria, nata inizialmente come proposta del Cammino per l’Anno della Fede e poi reiterata negli anni successivi. Soprattutto in questo importante anno che la Chiesa si prepara a vivere attraverso il Giubileo della Misericordia (la “Grande missione nell’anno della Misericordia” è infatti il filo conduttore di quest’anno), non poteva mancare un evento che implicasse l’annuncio del Vangelo per strada, magari in quelle periferie verso cui indirizza continuamente Papa Francesco.
Perché l’annuncio di Cristo Risorto è “l’unica vera bella notizia”, ha rimarcato Kiko, oltre che l’unico mezzo di salvezza per l’uomo. Ed essa si realizza proprio attraverso quella che San Paolo definiva “la stoltezza della predicazione”. Questa notizia, fulcro di tutto il cristianesimo, è che “Dio non ha abbandonato l’uomo a se stesso”, in preda al peccato e ad una “morte ontica”, ma “ha mandato Suo Figlio Gesù Cristo per creare un nuovo essere. Lui si è offerto per noi perché noi non moriamo mai più”, ha gridato Argüello afferrando la croce astile.
Ma com’è possibile dare questa notizia alla città di Roma? Una città – ha evidenziato il cardinale Vallini – che oggi “soffre tanto” per la disoccupazione giovanile, per la criminalità, per questo “esodo biblico” di immigrati disperati.
Si deve dare “con la vita”, ovvero con una testimonianza tangibile di quella serenità che solo l’incontro di Cristo può dare, ha detto il porporato ricordando le parole di San Francesco ai suoi frati: “Predicate il Vangelo e, se fosse necessario, anche con le parole”. Pure Pietro, dopo tutti i suoi “guai”, in piazza non fa una catechesi ma “racconta la sua esperienza di Gesù”, ha rammentato il cardinale.
Perciò anche un piccolo gruppo di giovani che cantano e danzano, un’anziana seduta in piazza sotto il sole, famiglie con tanti bambini, persone “unite” anche senza un legame parentale, possono essere un segno per una società dal cuore così indurito.
Proprio questo, è secondo il Vicario di Roma, il male del nostro tempo: “La durezza di cuore… Talvolta l’annuncio non va, non si realizza per questo…”. E anche chi annuncia, ha ammonito il cardinale Vicario, “non deve sentirsi a posto”, sicuro di aver “fluidificato il proprio cuore, rendendolo capace di fare miracoli”. Perché c’è sempre un “nemico che lavora”.
Allora prima di scendere in piazza, “è bene che ognuno si domandi: Che cuore ho io? Gesù potrebbe dire di me ‘hai il cuore duro?’”, ha raccomandato Vallini alle diverse comunità neocatecumenali. Con questo atteggiamento andiamo nelle piazze, ma anche “nei luoghi di lavoro, nei quartieri, nelle stesse comunità…” – ha soggiunto – per non diventare “cristiani silenziosi, paurosi, ma crstiani che abbiano l’umile coraggio di vivere una vita che sappia suscitare domande”.
Oltre a tutto questo, ha proseguito il porporato, “ricordiamo di essere ‘inviati’”, convinti cioè “che questo andare non è nostro ma è Gesù che ci manda”. “Cristo è con noi, vive nella nostra città! Questa deve essere la certezza”, ha chiosato Vallini. Solo “con questa umiltà” l’annuncio potrà essere “luce, forza, potenza, medicina che scioglie il cuore”.
Il cardinale ha quindi concluso ribadendo la propria gratitudine a Kiko Argüello: “Ci conosciamo da più di 40 anni e ci vogliamo bene. Soprattutto siamo grati al Signore per quello che opera attraverso di lui”. Il “grazie” più grande, pieno di “ammirazione” e con una punta di bonaria “invidia”, l’ha tuttavia rivolto alle comunità del Cammino Neocatecumenale “per la forza della vostra testimonianza”. “Mi consola essere qui oggi – ha concluso Vallini – perché vuol dire che ho risolto tutti i problemi di Roma. Con tutti questi fratelli che annunceranno il Signore nelle piazze Roma è salva!”.