"Annunciare Cristo con coraggio. Quello ci distingue dal proselitismo"

Nella Messa a Santa Marta dopo il periodo pasquale, il Papa esorta alla “franchezza”. Perché non serve fare pubblicità per avere più soci nella nostra “società spirituale'”

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“Coraggio”, “libertà di parlare”, “non avere paura di dire le cose”. In una parola, “franchezza”. Nella prima Messa a Santa Marta, dopo il periodo pasquale, Papa Francesco continua a invocare “parresìa”, perché – dice – questo è il cammino della Chiesa nonché l’unico modo di annunciare Cristo.

Lo dimostrarono già secoli fa gli Apostoli, dopo la Risurrezione di Gesù; Pietro e Giovanni, in particolare, che dopo aver compiuto un miracolo, furono messi in carcere e minacciati dai sacerdoti di non parlare più in nome di Cristo. Loro però andarono avanti, ricorda il Papa, perché dicevano: “Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato”.  

E quando tornarono dai fratelli, li incoraggiarono a gridare al mondo la Parola di Dio, invocando il Signore a volgere “lo sguardo alle loro minacce” e concedere “ai suoi servi di non di fuggire”, ma “di proclamare con tutta franchezza” l’annuncio cristiano.

“Anche oggi il messaggio della Chiesa è il messaggio del cammino della franchezza, del cammino del coraggio cristiano”, osserva il Pontefice.  Si sofferma poi sul brano del Vangelo odierno che racconta il dialogo “un po’ misterioso fra Gesù e Nicodemo”, sulla “seconda nascita”, sull’“avere una nuova vita, diversa dalla prima”.

Anche in questa storia è evidente un “itinerario della franchezza”, evidenzia il Santo Padre, dove il “vero protagonista è proprio lo Spirito Santo” che è “capace di cambiarci l’atteggiamento”, di “cambiare la storia della nostra vita, cambiare la nostra appartenenza”.

È lo Spirito – insiste – “a dare questa forza a questi uomini semplici e senza istruzione” come Pietro e Giovanni, “questa forza di annunziare Gesù Cristo fino alla testimonianza finale: il martirio”. Lo Spirito ci dona “la grazia del coraggio di annunciare Gesù Cristo”.

E proprio questo coraggio dell’annuncio “è quello che ci distingue dal semplice proselitismo”, afferma Bergoglio. Perché “noi non facciamo pubblicità per avere più ‘soci’ nella nostra ‘società spirituale’, no? Questo non serve. Non serve, non è cristiano. Quello che il cristiano fa è annunziare con coraggio e l’annuncio di Gesù Cristo provoca, mediante lo Spirito Santo, quello stupore che ci fa andare avanti”.

“Il cammino del coraggio cristiano è una grazia che dà lo Spirito Santo”, ribadisce Papa Francesco. “Ci sono tante strade che possiamo prendere, anche che ci danno un certo coraggio. ‘Ma guarda che coraggioso, la decisione che ha preso! E guarda questo, guarda come ha fatto bene questo piano, ha organizzato le cose, che bravo!’: questo aiuta, ma è strumento di un’altra cosa più grande: lo Spirito. Se non c’è lo Spirito, noi possiamo fare tante cose, tanto lavoro, ma non serve a niente”.

Dopo Pasqua, la Chiesa ci prepara infatti “a ricevere lo Spirito Santo”. Per questo, conclude il Papa, “nella celebrazione del mistero della morte e della Risurrezione di Gesù, possiamo ricordare tutta la storia di Salvezza” e “chiedere la grazia di ricevere lo Spirito perché ci dia il vero coraggio per annunciare Cristo”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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